A CURA DELLA REDAZIONE
8 maggio 2018
“Gli altari laterali in genere sono ormai abbandonati. Molti di essi comunque hanno un grande valore e fanno parte della storia e dell’arte, ma, disadorni e nudi, sono ridotti a pezzi museali, muniti anche di accurate didascalie storico-artistiche. Domando: Hanno finito la loro funzione liturgica?” Un parroco
Gli altari laterali delle chiese cattoliche hanno certamente una storia gloriosa e costituiscono un patrimonio di immenso valore teologico, spirituale e artistico. Di fatto, però, dopo il Concilio Vaticano II hanno subito i danni di una lettura riduttiva e imprecisa della normativa liturgica, che praticamente li ha del tutto esautorati dalle loro funzioni relegandoli, nel migliore dei casi, ad un ruolo museale. E’ allora necessario riprendere con serenità e sereità la giusta visione del problema. Gli altari laterali hanno origine fin dall’antichità, quando si trattò di ospitare nelle basiliche dell’Urbe i corpi dei Martiri, tolti dalle catacombe durante le razzie barbariche. Fu allora che la ‘statio’ ai loro sepolcri per celebrarvi il divin Sacrificio avvenne dentro la basilica stessa, lì dove il Martire aveva trovato la sua nuova e protetta tumulazione. Nel Medioevo poi, soprattutto nelle grandi Abbazie, l’erezione di molti altari laterali era richiesta per la celebrazione della Messa dei numerosi monaci, che, anche per la scomparsa della concelebrazione, dovevano celebrare individualmente. Tuttavia in questo sviluppo secolare la Chiesa non perse mai, né l’unicità dell’altare, mediante il primato e la dignità sempre riconosciuti all’altar maggiore; né l’ideale unicità del divin Sacrificio, mediante la Messa solenne domenicale nelle parrocchie e la Messa conventuale nei monasteri. La Chiesa d’Oriente, invece, non rinunciò mai al costume antico rigoroso di erigere un solo altare e celebrare un’unica Divina Liturgia. Alla luce della storia, quindi, dobbiamo riconoscere senza indugi l’identità e il valore degli altari laterali. Essi, infatti, si devono considerare sotto tre importanti aspetti: liturgico, spirituale, storico, artistico.
1. L’altare laterale mantiene intatta la sua funzione liturgica ed è alquanto dannoso trasmettere ai fedeli l’idea che l’insorgere degli altari laterali sia il segno di una fase decadente e scorretta dello sviluppo liturgico. Gli altari laterali celebrano con le splendide espressioni dell’arte i mirabili frutti dell’unico Sacrificio di Cristo: i Santi e le loro opere. La loro memoria eretta in connessione con l’altare afferma che dal Sacrificio di Cristo essi attinsero la grazia della loro santità e l’efficacia della loro testimonianza. Voler privare della mensa dell’altare tali monumenti è scardinarli teologicamente dalla loro sorgente divina. La molteplicità degli altari laterali è la manifestazione visiva del prisma infinito dei frutti dell’unico Altare e dell’unico Sacrificio, Cristo Gesù. Per questo gli altari laterali non possono essere museificati, ma devono restare vivi con tutte le insegne loro proprie. Recarsi processionalmente presso l’altare del Santo di cui si celebra la festa è un uso liturgico del tutto ammesso. Può essere sempre opportuno recarsi in processione per un atto di venerazione a conclusione della Messa celebrata sull’altar maggiore. In tal modo si vede come il ruolo liturgico degli altari laterali non sia abrogato, ma possibile e arricchente. Certo in tutto ciò occorre sempre intelligenza, misura e buon gusto, per non decadere in forme devozionali eccessive, che minerebbero l’equilibrio della fede e della liturgia, non raramente condannate dalla Chiesa lungo i secoli.
2. L’altare laterale è luogo di orazione e di contemplazione. Presso di esso i fedeli entrano in comunione spirituale con la Vergine e i Santi. Per questo gli altari non possono essere lasciati desolati, senza calore e senza vita. Essi devono portare i segni della devozione: ceri, fiori, ecc. Certo senza indulgere al cattivo gusto, che si ritorcerebbe contro una buona educazione alla vera devozione. Per questo non si può abbandonare l’addobbo dell’altare a chiunque, ma deve essere costantemente monitorato da un pastore vigilante che cura veramente l’educazione alla pietà autentica dei fedeli. Ma al contempo una drastica museificazione priva totalmente gli altari laterali della loro vita, li rende estranei ai fedeli e li debilita nel loro ruolo di mediazione spirituale.
3. Infine gli altari laterali sono spesso dei capolavori d’arte. Essi vanno rispettati e tutelati. Sono un patrimonio non solo della Chiesa, ma dell’intera società. Si deve evitare abusi gravissimi, ben conosciuti in un recente passato: rimozione degli altari laterali in nome dell’unicità dell’altarmaggiore; privazione della loro mensa o della predella marmorea, rendendoli mutili e inaccessibili; alienazioni delle loro croci e dei loro candelabri e di altri arredi talvolta veramente artistici e preziosi, ecc. Per quel che riguarda la costruzione delle nuove chiese il Messale ricorda “Nelle nuove chiese si costruisca un solo altare che significhi alla comunità dei fedeli l’unico Cristo e l’unica Eucaristia della Chiesa” (OGMR, 303). Naturalmente tale disposizione non esclude che vi siano altre cappelle, collegate e distinte dalla navata della chiesa, nelle quali possono essere eretti altri altari, ben definiti nella loro posizione e nel loro uso liturgico. E’ il caso della cappella feriale o quella del SS. Sacramento o di una insigne reliquia di un Santo, ecc.. Come si vede, forse è necessario ripensare alquanto l’operato dell’immediato postconcilio e, su basi teologiche, spirituali e culturali migliori e più solide intraprendere un’opera di risanamento e di maggior equilibrio, per l’edificazione del popolo di Dio.