A CURA DELLA REDAZIONE
Abbiamo celebrato con entusiasmo la Veglia dell’Assunta… Ogni anno la medesima difficoltà: si vorrebbe una breve Messa di vigilia e non si capisce perché questa lunga ‘funzione’…
Un gruppo di curatori della liturgia
«La Chiesa è nata nella notte» sembra dire la pratica liturgica primitiva. Infatti, l’ascolto prolungato della parola di Dio, il canto dei salmi e la celebrazione dei sacramenti si svolgevano nel tempo notturno della veglia domenicale e soprattutto delle grandi vigilie, prima tra tutte quella pasquale. Togliere la «veglia» è privare la Chiesa di una sua nota originale a cui deve i suoi primi passi vitali. Dalla veglia notturna nascono le vicende gloriose della testimonianza pubblica e diurna dei secoli del trionfo della fede. Non a caso quindi la Chiesa continua a considerare la Veglia pasquale come il vertice dell’intero complesso liturgico e la fonte di tutte le sue solennità.
Nonostante tale solida e indiscutibile tradizione oggi si assiste alla crisi della veglia liturgica e, curiosamente, soltanto di questa, perché la nostra epoca è pure l’epoca delle «veglie laiche». Si pensi alle notti del sabato, ai grandi appuntamenti notturni dello spettacolo e della cultura, al ritmo intenso di una vita audacemente spinta nelle ore della notte. Non sono infrequenti le «marce» con fiaccolata per gli scopi più vari. Non «imitano» in qualche modo gli antichi notturni liturgici?
Sembra, quindi, che soltanto la veglia cristiana, celebrata nella preghiera, sia diventata problematica. Basterebbe osservare con quanta difficoltà siano ormai celebrate le notti sante del Natale e della Pasqua. Si anticipano i riti, per motivi pastorali si dice, ma per poi permettere ai fedeli di vegliare fino a tardi per i giochi e gli intrattenimenti di una vita profana. Solo le «notti di Dio» sono in crisi, non le «notti dell’uomo» che invece crescono a dismisura.
Quando la Chiesa nella sua Tradizione offre un formulario di «Messa di vigilia» ci ricorda quell’epoca «epica» in cui tale vigilia era realizzata veramente, sufficientemente protratta nella notte, talvolta fino all’alba, quando si procedeva alla celebrazione del divin Sacrificio.
Ebbene il Vaticano II ci ha offerto la possibilità di una vera liturgia vigiliare nella notte che precede a talune grandi solennità. Perché non corrispondere a tale proposito? Certo non possiamo attendere la massa del popolo, ma ci saranno certamente quei validi fedeli che volentieri, se convocati e ben preparati, potranno riprendere le sante vigilie e offrire a Dio il sacrificio del sonno, permeato di vigilanza, di meditazione e di lode. Tali iniziative terrebbero desto nel popolo cristiano quel senso dell’attesa del Signore (senso escatologico), che proprio col collasso della veglia sembra aver fatto naufragio nella coscienza di fede del popolo di Dio.
Ebbene anche noi offriamo in questo numero della Rivista lo schema per la celebrazione protratta della Veglia dell’Assunta, che, estendendo secondo le regole della tradizione liturgica la vigente Messa vigiliare, consente alle comunità cristiane, che lo ritenessero opportuno, di prepararsi con il genio insuperabile dei «Padri» alla grande solennità dell’Assunzione.