II LA SALMODIA E LE PROFEZIE
Con l’Exultet termina il lucernale e si entra nella salmodia, intrecciata con la proclamazione della Parola di Dio. Nella liturgia cattolica vi sono due schemi di liturgia della Parola: quello della Messa – assunto e alquanto esteso nella Veglia pasquale – e quello dell’Ufficio delle letture, adottato qui nella Veglia natalizia. Ma, anziché premettere la salmodia e far seguire le letture, si è scelto un modello intrecciato: salmo, lettura biblica, responsorio, orazione. Si ripropone in questo modo la tradizione dei tre notturni, tipici dell’Ufficio antico e classico.
La salmodia con le antifone è quella dell’Ufficio di lettura di Natale. Le tre letture bibliche espongono con ordine e in successione storica le tappe del Mistero dell’Incarnazione: I lettura: il Verbo di Dio era prima dei secoli (Proverbi 8, 22 – 36); II lettura: la Sapienza dimora in Israele (Baruc 3, 9-15.29- 38; 4, 1-4); III lettura: in Betlemme di Efrata nascerà il Messia (Mi 4, 1-8; 5, 1-4). Il Verbo eterno che esisteva prima del tempo e per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, gradualmente scende verso l’umanità decaduta e sceglie un popolo, Israele, che educa lungo i secoli ad accoglierlo, fino a prendere dimora in un preciso luogo, Betlemme di Giuda. La composizione delle letture quindi, partendo dalla contemplazione degli immensi abissi celesti dell’eternità, porta, attraverso la storia di Israele, alla grotta di Betlemme, dove nascerà il Redentore. La liturgia della Parola in tal modo si proietta verso l’Ora santa, la mezzanotte di Natale, quando si annunzierà la Sua natività. Sono poi offerti nove splendidi responsori tratti dall’Ufficio natalizio romano. Raggruppati in terne e assegnati a ciascuna delle tre letture, innalzano il tono della contemplazione con la loro profondità teologica e la loro bellezza poetica. Essi ci immettono nella grande tradizione liturgica e consentono una varietà di impiego: l’esecuzione in canto, la proclamazione con sottofondo melodico o anche la semplice meditazione individuale con un sobrio commento musicale. Le tre orazioni, conclusive di ogni notturno, chiedono al Signore una vigilanza trepida e un fruttuoso ascolto della parola dei Profeti in una notte così singolare: notte santa, notte di luce e notte di pace. E’ interessante osservare come la liturgia della Parola si svolga alla presenza e, per così dire, con la presidenza del Verbo Incarnato, che già nel simbolo della luce ha fatto il suo ingresso nell’Assemblea. E’ Lui che ora la presiede nell’icona visiva dell’altare, illuminato e ‘acceso’ fin dal lucernale. Il significato è eloquente: è il Signore stesso, che introduce la sua Chiesa nell’intelligenza delle Scritture profetiche e dei salmi e ne svela il loro vero significato. Ciò avviene in analogia con la Veglia pasquale, quando nel simbolo del Cero, che esordisce fin dall’inizio nel rito della luce, il Risorto stesso presiede nella sua Chiesa la proclamazione della Parola ed è Lui che la ammaestra nel mentre sono proclamate le Scritture, come avvenne sulla strada di Emmaus.
La breve sospensione del rito
La Liturgia della Parola è conclusa da un singolare invito del diacono, che sollecita ad attendere la mezzanotte in silenzio e preghiera: Fratelli, ancora un poco, un poco appena, e colui che deve venire verrà, e non tarderà, alleluia! (Eb 10, 37).
I ministri si ritirano e l’assemblea, sospeso il ritmo della celebrazione, attende, in interiore letizia, la mistica Ora. Questa ‘pausa’ assolve a diverse necessità: consente un certo riposo dello spirito per meditare i molteplici contenuti ricevuti nella celebrazione protratta ed avere un tempo utile alla preghiera personale; suscita ancor più l’attesa gioiosa del grande evento che risplenderà di piena luce a mezzanotte e sarà accolto da un assemblea rifocillata nelle sue energie; permette di attendere effettivamente l’Ora di mezzanotte per dare l’Annunzio della nascita del Signore e cantare l’inno degli angeli; offre un tempo propizio affinché il maggior concorso di popolo per la Messa in nocte possa disporsi nella chiesa, senza disturbare lo svolgimento della celebrazione; dà la possibilità al coro e all’organo di porgere con maggior libertà alcuni canti e musiche della ricca tradizione natalizia. Occorre tuttavia che tale ‘sospensione’ non sia oberata da un’eccessiva e troppo impegnativa proposta, ma che mantenga il clima sobrio e silente tipico di una pausa, che può anche consistere in un eloquente ed efficace silenzio orante.