IL MISTERO DEL NATALE

“Dopo l’annuale rievocazione del mistero pasquale, la Chiesa non ha nulla di più venerando che la celebrazione del Natale del Signore e delle sue prime manifestazioni: ciò che essa compie nel tempo di Natale.

Il tempo di Natale inizia con i Primi Vespri del Natale del Signore e termina la domenica dopo l’Epifania, cioè la domenica che cade dopo il 6 gennaio.

La Messa della vigilia di Natale si usa alla sera del 24 dicembre sia prima che dopo i Primi Vespri.

Nel giorno di Natale, secondo l’antica tradizione romana, si possono celebrare tre messe: la notte, all’alba, nella giornata.

L’ottava del Natale è così ordinata:

  1. Nella domenica fra l’ottava oppure, mancando questa, il 30 dicembre, si celebra la festa della santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe.
  2. Il 26 dicembre, è la festa di santo Stefano protomartire.
  3. Il 27 dicembre, si celebra la festa di san Giovanni apostolo ed evangelista.
  4. Il 28 dicembre, si celebra la festa dei santi Innocenti.
  5. I giorni 29, 30, 31 sono giorni fra l’ottava.
  6. Al primo di gennaio, ottava del Natale, si celebra la solennità di Maria Madre di Dio, nella quale si commemora anche l’imposizione del santo Nome di Gesù.

La domenica tra il 2 e il 5 gennaio è la domenica II dopo il Natale.

L’Epifania del Signore si celebra il 6 gennaio; nei luoghi in cui non è di precetto, viene assegnata alla domenica che cade fra il 2 e l’8 gennaio.

Nella domenica dopo il 6 gennaio si fa la festa del Battesimo del Signore”.

IL MISTERO DEL TEMPO DI NATALE

  1. Il Natale e l’Epifania:  due aspetti dell’unico mistero

La celebrazione del mistero natalizio poggia sulle due solennità del Natale e dell’Epifania, l’una di origine occidentale (Natale), l’altra di origine orientale (Epifania), che mettono in luce, in modo complementare, la ricchezza del mistero dell’Incarnazione del Verbo.

La prima celebra il fatto storico della nascita di Gesù a Betlemme, si china con stupore sul Dio che si è fatto uomo, evidenzia in tutta la sua verità la natura umana del Figlio di Dio “in tutto simile a noi, fuorchè nel peccato”.

La seconda, conformemente al genio contemplativo dell’Oriente, celebra la manifestazione di Dio che si rivela nel tempo ed entra nella storia. Pone l’accento sulla natura divina del “Dio fatto uomo”, che mette in fuga le tenebre del mondo e lo inonda di un fulgore celeste.164 

Il Natale annunzia il compimento delle profezie fatte ai Padri e la fedeltà di Dio alle antiche promesse del Redentore. Il Cristo è venuto anzitutto per il suo popolo: Maria, Giuseppe, i pastori, Simeone ed Anna, rappresentano il “resto” fedele d’Israele, che attendeva nella speranza.

L’Epifania proclama che il Messia e la sua salvezza è per tutti i popoli, di cui i Magi sono la primizia.165 

Nel rapporto tra il Natale e l’Epifania è anticipato il mistero che si realizzerà pienamente nella Pasqua e nella Pentecoste.

In tal modo le due solennità celebrano con accenti diversi, ma complementari, il mistero del Cristo vero Dio e vero uomo e insieme annunziano che la sua salvezza è “per il suo popolo e per i suoi fedeli” (Sal 84, 9), ma anche per tutte le genti, per coloro che lo “cercano con cuore sincero”166 “e ritornano a lui con tutto il cuore” (Sal 84, 9).

  1. Il “mirabile scambio”

Nei Primi Vespri dell’ottava del s. Natale la prima antifona canta:

         “Meraviglioso scambio!

         Il Creatore ha preso un’anima e un corpo,

         è nato da una vergine;

         fatto uomo senza opera d’uomo,

         ci dona la sua divinità”.

E il Prefazio III di Natale proclama:

“In lui oggi risplende in piena luce il misterioso scambio che ci ha redenti: la nostra debolezza è assunta dal Verbo, l’uomo mortale è innalzato a dignità perenne e noi, uniti a te in comunione mirabile, condividiamo la tua vita immortale”.

“Tema centrale del Natale è il “mirabile scambio”, per cui Dio prende ciò che è nostro e ci dà ciò che è suo.

“Dio aveva un Figlio e ne ha fatto il figlio dell’uomo e, in cambio, di un figlio dell’uomo ha fatto un figlio di Dio” (s. Agostino).

La possibilità inaudita che ci è ormai offerta: Conoscere Dio vedendolo. Ciò corrisponde a un desiderio ardente, antico quanto l’uomo: vedere Dio.

Mosè l’aveva chiesto e si è sentito rispondere: “Nessuno può vedere Dio senza morire”.

Filippo ha espresso a Gesù lo stesso desiderio, e si è sentito rispondere: “Chi vede me vede il Padre”.

Il desiderio è esaudito, perchè Cristo, nostro fratello come uomo, è l’immagine perfetta del Padre, “splendore della sua gloria”.167 

  1. Le nozze regali tra Dio e il suo popolo

La liturgia natalizia propone in modo insistente anche il tema della “sponsalità”.

Dio è lo Sposo del suo popolo e l’incarnazione è la celebrazione nuziale delle nozze tra Dio e l’umanità.

Infatti nella 1a lettura della Messa vigiliare del Natale si legge:

         “La tua terra sarà chiamata “sposata”

         perché il Signore si compiacerà di te

         e la tua terra avrà uno sposo.

Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo creatore, come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te” (Is. 62, 5).

L’antifona al “Magnificat” dei Primi Vespri del Natale canta:

         “Quando sorgerà il sole, vedrete il Re dei re:

         come lo sposo dalla stanza nuziale

         egli viene dal Padre”.

e ancora

         “ Tu, bambino, figlio di Dio,

         hai rinnovato la nostra vita:

         come sposo dalla stanza nuziale

         sei uscito dal grembo di Maria”.168

Nel secondo anno dell’Ufficio di lettura del tempo natalizio si legge il “Cantico dei cantici”, nel quale è simboleggiata l’unione di Dio e dell’uomo in Cristo.

“Allora, infatti, Dio Padre celebrò le nozze di Dio suo Figlio, quando nel grembo della Vergine lo congiunse alla natura umana, allorchè volle che colui che era Dio prima dei secoli, diventasse uomo alla fine dei secoli”.169 

  1. Cristo è la “luce del mondo”

Il tema della “luce” è centrale nella liturgia natalizia. Già nella tradizione ebraica il 25 del mese di Kasleu (dicembre) si celebrava la festa della Dedicazione del tempio, dopo la profanazione di Antioco Epifane, festa molto popolare con l’accensione di molti lumi e per questo detta “festa delle luci” ( 1 Mac 4,36; Gv 10, 22 ) Possiamo ritenere questa solenne festa ebraica una profezia del Natale; infatti, con la nascita di Cristo viene riconsacrato il tempio di Dio, cioè l’uomo e il mondo, profanati dal peccato. Anche il “Martirologio” del 25 dicembre, annunziando il Natale, canta:

         “…Gesù Cristo, eterno Dio e Figlio dell’eterno Padre, volendo consacrare il mondo colla sua piissima venuta… nacque da Maria Vergine…”170 

Il tema della luce emerge in particolare nella liturgia natalizia, sia in Isaia 9, 1:

         “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”,

e soprattutto nel Prologo del vangelo di s.Giovanni (Gv 1, 9. 5):

         “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.”

Alle espressioni bibliche fanno eco quelle liturgiche. Il Prefazio I del Natale canta:

“Nel mistero del Verbo incarnato è apparsa agli occhi della nostra mente la luce nuova del tuo fulgore, perché conoscendo Dio visibilmente, per mezzo suo siamo rapiti all’amore delle realtà invisibili”.

E il versetto alleluiatico della messa del giorno di Natale esprime l’esultanza della Chiesa:

         “Un giorno santo è spuntato per noi:

         venite tutti ad adorare il Signore;

         oggi una splendida luce è discesa sulla terra”.

E’ particolarmente nell’Epifania che il simbolismo di Cristo-luce raggiunge l’apice:

         “Alzati, rivestiti di luce, perchè viene la tua luce,

         la gloria del Signore brilla sopra di te” (Is 60,1 ).

Perciò la liturgia raccomanda che in questo giorno “siano opportunamente moltiplicate le luci”.171

In oriente l’Epifania è pure chiamata “festa dei lumi”.

Infine rimane classica l’immagine di Cristo “sole che sorge”, offerta dal cantico evangelico del “Benedictus”:

         “Verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge,

         per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre

         e nell’ombra di morte”.           (Lc 1, 78-79)

Questa immagine ha motivato tutta una simbologia relativa al solstizio d’inverno, tempo nel quale si celebra il Natale. San Bernardo nel discorso 1° per l’Avvento descrive in questo modo la situazione del mondo:

“Scendeva la sera e il giorno già volgeva alla fine: il Sole di giustizia era quasi scomparso, tanto che il suo splendore e il suo calore erano molto deboli sulla terra. La luce della conoscenza di Dio era esigua e, per il dilagare dell’iniquità, il fervore della carità si era raffreddato. Allora ho detto: Ecco io vengo…”.172 

Pietro di Blois afferma:

“Alla prima (venuta del Signore) applichiamo le parole di verità del Vangelo: ‘A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo!’ (Mt 25, 6). Per mezzanotte intendo il lento decorso delle ore notturne nel pieno silenzio. Era notte per i Giudei, ai quali la malizia aveva velato gli occhi perché non vedessero. Allo stesso modo anche il popolo dei pagani camminava nelle tenebre. Fu rotto il silenzio della notte. Venne colui che porta la luce nella profondità delle tenebre: fugò la notte e fece giorno”.173 

Anche i pagani in qualche modo annunziarono il grande mistero natalizio con la festa del solstizio invernale, che celebrava il “sole vittorioso”, profezia del vero Sole invincibile, Cristo, luce del mondo.

  1. Maria SS. nel tempo di Natale

Centrale rimane nel tempo di Natale la figura e la presenza di Maria SS..

Anche se, rispetto all’Avvento, Ella si discosta accanto al Figlio di Dio incarnato, che con la sua nascita, ora risplende nel mondo, rimane sempre Colei che giustamente e gioiosamente veneriamo come Madre di Dio, il “trono” su cui è assisa la Divina Sapienza e insieme l’umile Vergine “dalla quale è nato Gesù, chiamato il Cristo” (Mt 1, 16).

Nel tempo di Natale, e soprattutto nell’ottava (la più antica festa mariana dell’Occidente, Anamnesis, vol. VI, p. 234), si onora la Madonna considerando i due dogmi più antichi che la riguardano e che costituiscono un potente baluardo di difesa intorno al dogma cristologico della incarnazione del Verbo.

Si tratta della “divina maternità” e della “perpetua verginità”:

Maria è la “sempre Vergine Madre di Dio”.

         “La Donna ha generato l’eterno Re:

         onore alla Vergine! gloria alla Madre!

         Come lei non è stata e non sarà nessuna, alleluia.174 

La liturgia canta splendidi elogi in numerose antifone, unendo in mirabile sintesi Maternità divina e Verginità:

         “Salve, Madre santa.

         Tu hai dato alla luce gloriosamente il Re,

         che governa il cielo e la terra

         per i secoli in eterno”.175

         Vergine hai concepito,

         vergine hai generato…176 

         …te, intatta dapo il parto, acclamiamo:

         Benedetta fra le donne!177

         “In virtù della parola

         la vergine Maria concepisce;

         sempre intatta nella sua gloria verginale

         genera il Re dell’universo”.178

In queste antifone Maria è onorata col titolo fondamentale di “Madre di Dio” e insieme si proclama la sua “triplice Verginità”: nella concezione, nel parto, dopo il parto.

Una simile verginità gli orientali la esprimono nelle iconi mariane con le tre stelle, sulla fronte e sulle spalle della Vergine.

Anche il divin parto è detto “glorioso” per sottolineare il mistero del parto verginale nella notte di Natale alla luce di ciò che antiche profezie annunziarono:

         “Prima di provare i dolori

         la Vergine ha partorito;

         prima delle doglie ha dato alla luce” (Is 66, 7).

L’antifona suggerita per il tempo natalizio a conclusione dell’Eucaristia quotidiana è “Sub tuum praesidium”, che esprime la fiducia del cristiano nella protezione di Maria:

         “Sub tuum praesidium confugimus,

         sancta Dei Genitrix;

         nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus;

         sed a periculis cunctis libera nos semper,

         Virgo gloriosa et benedicta”.

Nella traduzione ufficiale in lingua italiana:

         “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,

         santa Madre di Dio:

         non disprezzare le suppliche

         di noi che siamo nella prova,

         e liberaci da ogni pericolo,

         o Vergine gloriosa e benedetta”.

Questa antifona è il testo più antico che si conosca fra le preghiere rivolte a Maria SS. ed è stato introdotto nella liturgia delle Ore nella recente riforma liturgica.

Per la sua veneranda antichità e per essere incentrata sul titolo mariano più qualificato, “Madre di Dio”, la si consiglia per le feste natalizie e per tutto il tempo di Natale, anche fino al 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore.179 

“Madre di Dio”, celebrata nella solennità Ottava del s. Natale e “Vergine gloriosa”, evidenziano le due prerogative dogmatiche, che soprattutto nel tempo di Natale vengono celebrate dalla Chiesa.

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