La grazia tipica delle solennità e di tutto il tempo natalizio è l’unione della nostra vita con la vita divina di Colui che ha voluto assumere la nostra natura umana.
La colletta della Messa del giorno di Natale afferma chiaramente il contenuto della grazia del Natale del Signore:
“O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine, e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fà che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana”.
Questo mistero di unione di Lui con noi è espresso singolarmente nella celebrazione eucaristica nel rito offertoriale dell’immissione dell’acqua nel vino, dove le parole accompagnatorie, tratte dalla suddetta colletta del giorno di Natale,180 esprimono il mistero dell’Incarnazione del Verbo e al contempo la nostra unione con Lui, che ci fa diventare partecipi della natura divina.
“L’acqua unita al vino sia segno della nostra unione con la vita divina di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana”.
Ogni giorno, quindi, la Chiesa, unendo l’acqua al vino, celebra simbolicamente quell’unione “ipostatica” che avvenne nell’Incarnazione del Verbo e che si rende sacramentalmente attuale e presente nella SS. Eucaristia, presenza “vera, reale e sostanziale” del Dio fatto uomo.
E insieme, ogni giorno, unendo l’acqua al vino, la Chiesa celebra simbolicamente la nostra unione col Verbo incarnato, unione avvenuta “in radice” nel Battesimo e nella Confermazione e che viene continuamente alimentata ed intensificata dalla assunzione sacramentale del Corpo del Signore nella s. Comunione.
E’ questa grazia unitiva, fonte della nostra divinizzazione, che nelle solennità natalizie viene vivificata e aumentata, tramite le celebrazioni liturgiche.
A cura della Redazione