Per attualizzare il Mistero e attingere alla sua grazia, ecco il programma celebrativo del tempo di Natale.
La descrizione non considera la celebrazione ordinaria del tempo natalizio e delle sue solennità, ma si sofferma ad evidenziare elementi che, già previsti dal Messale, possono essere ancora non sufficientemente conosciuti, e quelle celebrazioni tipiche e integrative, che sono proposte in questo sussidio.
- Le celebrazioni del tempo di Natale
- La benedizione dei ceri natalizi nella vigilia di Natale
Il rito della benedizione dei ceri natalizi ha lo scopo di coinvolgere le famiglie e le comunità per vivere la Notte Santa di Natale. Ponendo sul balcone della casa il cero acceso si vuole affermare l’attesa del Redentore e l’apertura della propria casa al Signore e ai fratelli, a differenza delle case di Betlemme che si chiusero al passaggio del Signore.
Le luminarie commerciali non sono più in grado di interpretare il mistero natalizio, mentre un segno semplice e vero come questa fiammella benedetta può essere spiritualmente più eloquente ed educativo.
L’iniziativa, proposta per dare particolare risalto alla Notte di Natale del 2000 nella quale in Roma veniva aperta la Porta Santa, può essere lodevolmente continuata come bella tradizione, significativa per tenere desta l’attesa e la preghiera nella Santa Notte.
La Veglia e la Messa di mezzanotte
La Chiesa raccomanda che la Messa della notte di Natale sia preceduta per quanto possibile dell’Ufficio Vigiliare, in analogia con le altre grandi solennità di Pasqua e Pentecoste.
Si sollecita qui la celebrazione vigiliare che può far corpo con la Messa di mezzanotte, oppure esserne distinta.
Si propone il canto del “Martirologio” di Natale come elemento di collegamento tra la Veglia e la Messa.
In particolare si raccomanda il segno tipico della Notte e del Giorno di Natale, che è la prostrazione adorante di tutta l’assemblea al momento dell’ “incarnatus est” nel canto del “Credo”.
Il rito assumeva specialissima solennità nella notte dell’apertura della porta santa del Giubileo bimillenario dell’Incarnazione di Cristo.
Si può concludere la Messa con la processione al presepio secondo le consuetudini locali.
La Messa del giorno di Natale
La Messa del giorno di Natale è caratterizzata dall’atto di prostrazione al canto del versetto del “Credo” “et incarnatus est…”, che nella Messa principale deve assumere la solennità celebrativa dovuta, come nella Messa di mezzanotte.
I riti di congedo della Messa principale possono essere arricchiti dal rito di venerazione presso il presepio.
La Messa dei giorni fra l’ottava di Natale
La Messa principale dei giorni fra l’ottava del Natale può venir caratterizzate nei riti di congedo dal rito di venerazione al presepio, presso il quale si canta o si recita il “Prologo” di s. Giovanni.
Il “ Te Deum” al termine dell’anno civile
Il 31 dicembre, ultimo giorno dell’anno civile, si celebra il ringraziamento, che assume particolare rilievo per il termine del millenio. Il rito consiste nelle celebrazione eucaristica col canto del “Te Deum” dopo la s. Comunione e al termine una visita di venerazione all’immagine di Maria SS.
Il primo giorno dell’anno civile
Il giorno di Capodanno è insieme “Solennità di Maria SS. Madre di Dio” e “Giornata mondiale della pace”.
Conviene dare singolare solennità al primo giorno dell’anno 2000: per questo nella Messa principale, nei riti di inizio, si canta solennemente il “Veni, Creator Spiritus” e, nei riti di congedo, si venera la Madre di Dio, affidando a Lei il nuovo anno.
L’Epifania del Signore
L’Epifania è sempre stata una grande solennità, ricca di simboli e densa di mistero. L’abbondanza straordinaria della luce dei molteplici ceri,181 che in questo giorno ardono nella chiesa interpreta le parole profetiche “Alzati e rivestiti di luce, poiché, ecco, viene la tua luce” (Is 60,1 ). Cristo, infatti, è la luce che dirada la “nebbia fitta che avvolge le nazioni” (Is 60, 2).
La Messa principale prevede alcuni elementi tipici, che le danno il dovuto rilievo.
Dopo il santo Vangelo, vi è la proclamazione, possibilmente in canto, dell’annunzio della Pasqua e delle feste ad essa collegate.
Dopo la s. Comunione si propone il rito di benedizione dell’incenso e la distribuzione di esso ai fedeli, con l’invito a bruciarlo nelle loro case in un clima di preghiera domestica, magari presso il presepio.
Così quell’adorazione che i Magi offrirono al Signore in Betlemme continua oggi, con lo stesso simbolo, nelle famiglie cristiane, che riconoscono in Gesù il Figlio di Dio.
La domenica del Battesimo di Gesù
La festa del Battesimo di Gesù, che chiude il tempo natalizio, ha un carattere catecumenale, infatti il Signore, nell’evento del fiume Giordano, annunzia il suo mistero pasquale e inaugura i simboli sacramentali della iniziazione cristiana.
In questo giorno quindi si propone:
– nei riti di inizio (possibilmente presso il battistero): la benedizione dell’acqua e l’aspersione dell’assemblea in ricordo del Battesimo;
– dopo l’omelia: il rito catecumenale della presentazione alla comunità cristiana dei bambini e ragazzi, che nel prossimo tempo pasquale riceveranno i sacramenti della prima Riconciliazione, della prima Comunione e della Confermazione.182
Pur essendo vero che col suo Battesimo al fiume Giordano il Signore istituì il sacramento del battesimo,183 occorre tuttavia mettere in luce che il Battesimo cristiano è teologicamente e liturgicamente collegato alla Pasqua.184 Per questo occorre vigilare affinché il Battesimo, eventualmente celebrato in questo giorno, non sia inteso dai fedeli come il semplice battesimo di purificazione di Giovanni Battista.185
La festa della Presentazione del Signore
La festa si ricollega al Natale e all’Epifania del Signore. Ma contemporaneamente essa si pone come ponte verso la Pasqua, rievocando la profezia del vecchio Simeone, che in quella circostanza preannunziò il drammatico destino del Messia e di sua Madre.
Si raccomanda che in questo giorno vi sia in ogni parrocchia una celebrazione solenne con una reale processione con i ceri, possibilmente da una chiesa succursale o comunque da altro luogo idoneo.
La festa della “Presentazione del Signore” è anche la “Giornata mondiale della vita consacrata” e giorno singolare anche per gli anziani.
Dopo l’omelia, lì dove vi sono religiosi o religiose, si propone il rinnovamento dei voti davanti all’assemblea liturgica.
E’ opportuno che gli anziani non abbiano una celebrazione a parte, ma che intervengano all’unica celebrazione parrocchiale e anche di loro si parli nell’omelia. E’ anche possibile programmare una celebrazione per loro, in memoria dei santi Simeone ed Anna, il giorno successivo (3 febbraio).186
- L’ ambiente liturgico del tempo di Natale
- L’addobbo della chiesa
La chiesa deve presentarsi splendidamente ornata con intelligenza e buon gusto. Infatti, grande è la gioia per la presenza di Dio, che si è fatto nostro fratello, il Dio con noi.
A questo proposito occorre superare la mentalità oggi invalsa di spoliazione, pauperismo e minimalismo riguardo ai mezzi espressivi del culto e l’addobbo delle chiese.
Il monito conciliare che raccomanda la “nobile semplicità”187 non intende una indebita riduzione, ma piuttosto il contrario, ossia maggior qualità, vero valore e autentica arte.
E’ la natura umana che esige nelle cose del culto a Dio il miglior impiego del genio e della espressione artistica per rendere in qualche modo visibile il mistero soprannaturale.
Ne fanno fede le religioni e i templi delle antiche culture, la maestà del tempio e del culto di Gerusalemme, delineato nei particolari da Dio stesso nelle disposizioni date a Mosè. La venerazione e la fedeltà di Cristo al culto dei padri e la sala superiore ben preparata per l’ultima cena dichiarano che in questa questione non vi deve essere grettezza, ma generosità. Le teofanie bibliche e la liturgia celeste descritta nell’Apocalisse si esprimono con un linguaggio che non lascia posto al mediocre e al banale, ma esige maestà e splendore.
La secolare tradizione della Chiesa e la testimonianza dei Santi non fanno che tradurre in concreto una simile sensibilità.
La Chiesa di tutti i tempi dovrà trovare il giusto equilibrio tra la cura del culto a Dio e la carità al povero, senza mai arrivare ad eliminare uno dei due poli.
Il presepio
* Il presepio in chiesa
E’ molto opportuno che nella chiesa venga allestito il presepio, quale rappresentazione del mistero della nascita del Signore.
Tuttavia è necessario che il presepio, in chiesa, abbia le dovute caratteristiche per non degenerare in un folclorismo sterile.
Il presepio “liturgico” deve avere questi accorgimenti:
– mettere in primo piano, con immediata chiarezza, il mistero della natività, la grotta con i suoi personaggi.
– non indulgere ad una eccessiva dovizia di particolari, che distolgono l’attenzione dal mistero rappresentato.
– evitare le distrazioni provocate dal movimento di personaggi ed altri elementi, soprattutto l’intermittenza delle luci: la staticità aiuta la contemplazione.
Ad una attenta riflessione ci si accorgerà quanto siano vere queste indicazioni per offrire in chiesa un presepio sacro, davanti al quale i fedeli spontaneamente si inginocchiano. Esempi insigni di presepi liturgici vi sono in tutta la storia dell’arte.
Un simile presepio si presterà più nobilmente ad essere il luogo davanti al quale si svolgono le celebrazioni natalizie indicate.
* Il presepio in altri ambienti
Vi sono, invece, altri ambienti parrocchiali e familiari per indulgere alla ricca tradizione dei presepi folcloristici, dove predominano gli elementi periferici e la fantasia e la bravura di tanti cultori ed artigiani presepisti.
E’ affidata ai parroci una paziente e graduale educazione dei fedeli anche in questo settore.
* Il presepio in famiglia
Nel presente clima di secolarizzazione si ritiene quanto mai opportuno adoperarsi affinché non venga meno la tradizione del presepio in famiglia.
Si invitano pertanto i genitori ad assicurare la continuità di questa bella tradizione, soprattutto per l’educazione dei figli, ma evitando di ridurre il presepio a cosa infantile.
Vale anche per il presepio domestico la raccomandazione che esso non divenga un “souvenir”, ma piuttosto fulcro della preghiera domestica nel tempo natalizio.
Il calendario del tempo natalizio
24 dicembre VIGILIA DI NATALE
Nel pomeriggio all’ora dei Primi Vespri di Natale:
Benedizione dei ceri natalizi
da porre accesi sui balconi delle case nella Santa Notte.
Notte di Natale Celebrazione della Veglia natalizia e della Eucaristia “in nocte”.
Al termine della Veglia:
canto della “Kalenda” e del “Gloria in excelsis”;
– al “Credo”,
prostrazione adorante di tutta l’assemblea al canto dell’ “et incarnatus est...”;
– nei riti di congedo:
visita e venerazione al presepio.
25 dicembre NATALE DEL SIGNORE
Nella Eucaristia principale:
– al “Credo”:
prostrazione adorante di tutta l’assemblea al canto dell’ “et incarnatus est…”
– nei riti di congedo:
visita e venerazione al presepio.
Nei giorni fra l’ottava del s. Natale, al termine della Eucaristia principale quotidiana, è possibile celebrare il rito della “Visita e venerazione al presepio” per caratterizzare l’ottava natalizia:
31 dicembre Celebrazione solenne del “Te Deum”
al termine dell’anno civile.
1 gennaio MARIA SS. MADRE DI DIO.
Giornata mondiale della pace.
Nella Eucaristia principale:
– nei riti di inizio:
canto del “Veni Creator” all’inizio dell’anno.
– nei riti di congedo:
atto di venerazione all’immagine della “Madre di Dio”
6 gennaio EPIFANIA DEL SIGNORE
Nella Eucaristia principale:
– dopo il Vangelo:
Annunzio della Pasqua.
– dopo la s. Comunione:
Benedizione e distribuzione dell’incenso da portare e bruciare nelle case in un clima di preghiera domestica.
Domenica dopo l’Epifania BATTESIMO DEL SIGNORE
Nella Eucaristia principale:
– nei riti di inizio (presso il battistero):
benedizione dell’acqua ed aspersione dell’assemblea;
– dopo l’omelia:
rito catecumenale della presentazione ed elezione dei bambini e ragazzi che nel prossimo Tempo Pasquale riceveranno il Sacramento
della Riconciliazione,
della prima Comunione
e della Confermazione.
2 febbraio PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
Giornata mondiale dei Religiosi.
Nella Eucaristia principale:
– nei riti di inizio (in una chiesa succursale):
benedizione dei ceri e processione;
– dopo l’omelia:
rinnovazione dei Voti da parte dei religiosi e religiose presenti in parrocchia.
La festa della Presentazione del Signore, anche se è già fuori del tempo natalizio, tuttavia è ad esso profondamente collegata per il mistero celebrato, che fà parte delle prime manifestazioni del Signore.
NOTE
163 Norme generali, nn. 32-38.
164 Anamnesis, vol. VI, p. 188.
165 Anamnesis, vol. VI, p. 188.
166 MRI, PE IV.
167 LOM, p. 92.
168 LO, 2 genn., ant. Magn.
169 UNIONE MONASTICA ITALIANA PER LA LITURGIA, L’Ora dell’Ascolto, Torino, ed. Marietti, 1977, vol.1°, p. X.
170 Martirologio Romano, Pubblicato per ordine del Sommo Pontefice Gregorio XIII riveduto per autorità di Urbano VIII e Clemente X aumentato e corretto nel MDCCXLIX da Benedetto XIV, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, MDCCCCLV, 25 dic., Natale del Signore, p. 333.
171 Caeremoniale Episcoporum ex decreto sacrosancti oecumenici Concilii Vaticani II instauratum auctoritate Ioannis Pauli PP. II promulgatum, Editio typica, Typis Polyglottis Vaticanis, MCMLXXXV, n. 240; Anamnesis, vol. VI, p. 185.
172 L’Ora dell’Ascolto, vol 1°, p. 54.
173 L’Ora dell’Ascolto, vol 1°, p. 29.
174 LO, Ottava di Natale, Lodi, ant. 3° Sal.
175 MRI, Ottava del Natale, ant. ingr.
176 LO, 27 dic., Vespri, ant. Magn.
177 LO, 2a dom. dopo Natale, lodi, ant. Ben.
178 LO, 2a dom. dopo Natale, Primi Vespri, ant. 1° sal.
179 Anamnesis, vol. VI, p. 231
180 Anamnesis, vol. VI, p.182: Tale orazione venne interpolata e servì per accompagnare la benedizione dell’acqua versata nel calice.
181 TESTO BASE, p. 145.
182 RIGHETTI, vol IV, p. 565.
183 Catechismo tridentino, Siena, Edizione Cantagalli, 1981, pp. 203-204: “Il Battesimo risulta istituito dal Signore quando egli stesso, battezzato da Giovanni, infuse nell’acqua la capacità di santificare. Secondo san Gregorio Nazianzeno (Discorsi XXXVIII, 16) e sant’Agostino (Discorsi, CXXXVI, 1), in quell’istante appunto l’acqua ricevette la capacità di generare alla vita spirituale. Altrove lo stesso sant’Agostino ha scritto: Da quando Gesù Cristo si immerse nell’acqua, l’acqua cancella tutti i peccati (Discorsi, CXXXV, 4). E ancora: il Signore si fa battezzare, non perché bosognoso di purificazione, ma perché le acque, purificate al contatto della sua carne immacolata, acquistino la forza di lavare spiritualmente (In Luc. Lib. XI, n. 83). Tale verità apparisce dal fatto che in quel momento la santissima Trinità, nel nome della quale il Battesimo viene amministrato, manifestò chiaramente la sua presenza. Fu percepita infatti la voce del Padre; la persona del Figlio era presente; lo Spirito Santo discese in forma di colomba. Inoltre si dischiusero i cieli, di cui appunto il Battesimo ci apre l’accesso. Oltrepassa la capacità della nostra intelligenza il sapere in che modo così insigne e divina virtù sia stata dal Signore infusa nelle acque. Ma sappiamo senza ombra di dubbio che, avendo il Signore ricevuto il Battesimo, l’acqua rimase consacrata per il salutifero uso battesimale dal contatto del suo corpo purissimo e immacolato. Perciò dobbiamo credere che per quanto istituito prima della passione, questo sacramento già da allora attingeva forza e virtù dalla passione stessa, essendo questa il fine di tutte le azioni di Gesù Cristo”.
184 Encicl. lit. p. 629: Anche i Padri vanno a gara nel dimostrare che questa solennità delle solennità (la Pasqua) è per eccellenza la festa del Battesimo e che il tempo liturgico di Quaresima deve servire di preparazione. I Papi e i Concili hanno stabilito a più riprese di non ammettere il Battesimo solenne che nella festa di Pasqua, o a Pentecoste che è la conclusione delle feste pasquali. (Si eccettuavano, ben inteso, i casi di necessità).
185 Encicl. lit., p. 629: “S. Leone (440-461) ordina formalmente che non si ricolleghi il Battesimo solenne alla festa dell’Epifania, poichè non è propriamente dal Battesimo di Gesù, commemorato in questa solennità, che il Battesimo cristiano trae la sua potenza e il suo simbolismo”.
186 ANDRONIKOF COSTANTIN, Il senso della Pasqua nella Liturgia Bizantina, vol. II: I cinquanta giorni della festa, ed. LDC, Torino, 1986, p. 173: “Come è d’uso, il secondo giorno di una grande festa è consacrato particolarmente al suo – autore – principale”; Enciclopedia liturgica, a cura di R. Aigrain e collaboratori, Alba, ed. Paoline, 1959, vol. unico, p. 906.
187 SC, n. 34 “I riti splendano per nobile semplicità, siano chiari nella loro brevità e senza inutili ripetizioni, siano adatti alla capacità di comprensione dei fedeli né abbiano bisogno, generalmente, di molte spiegazioni”.