DON ENRICO FINOTTI
La fede perenne della Chiesa dichiara:
Maria concepì certamente senza vergogna, partorì senza dolore e di qui migrò senza corruzione, in conformità alla parola dell’angelo, anzi di Dio per mezzo dell’angelo, affinché fosse provato che lei è piena, e non colma solo a metà, di grazia e affinché Dio suo Figlio adempisse fedelmente l’antico mandato che un tempo fece conoscere, e cioè prevenire con onore il padre e la madre, e affinché la carne verginale di Cristo che fu assunta dalla carne della vergine madre, non differisse totalmente dalla sua[1].
Ed ecco la solenne definizione dogmatica:
«Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la Chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica (PIO XII, Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus, 1 nov. 1950).
1. La «liturgia vigiliare» nella tradizione liturgica
Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all’improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate! (Mc 13,35-37).
La Veglia dell’Assunta ci riconduce all’antica tradizione liturgica della «vigilia» con la quale il popolo cristiano si preparava ad entrare con frutto spirituale nel giorno del Signore, la Domenica, e anche nelle altre grandi solennità dell’Anno liturgico e nei dies natalis dei Martiri.
Tale «vigilia» implicava diversi piani di impegno, non sempre celebrati in tutta la loro estensione ed intensità, ma tuttavia conservati dalla Tradizione della Chiesa nei loro elementi essenziali, fino ad oggi.
Si trattava, innanzitutto di un digiuno ascetico, che predisponeva l’anima e il corpo ad una fruttuosa vigilanza spirituale nella celebrazione notturna della veglia liturgica. Tale digiuno coincideva con una più o meno estesa pratica del digiuno eucaristico, che veniva interrotto proprio con l’assunzione del «Pane supersostanziale» dell’Eucaristia nel momento più alto della celebrazione notturna: il Sacrificio incruento.
Si trattava di una «mistica» partecipazione alla morte del Signore per poter giungere interiormente purificati a celebrare la sua risurrezione nell’incontro sacramentale col Risorto.
Questa antichissima prassi di «morte e risurrezione», rappresentata simbolicamente nel rapporto tra il digiuno corporale e la comunione sacramentale, è rimasta viva, in dimensioni alquanto ridotte, nel breve digiuno eucaristico, che ancor oggi precede la santa Comunione.
Tuttavia ciò si mantiene ancora nella sua antica estensione temporale almeno nel Triduo pasquale, nel quale vige il digiuno per l’intero giorno del venerdì santo con possibile prolungamento nel sabato santo. Ad esso segue come logico coronamento la solenne Veglia notturna nella quale si celebrano i sacramenti pasquali: incontro reale, in mysterio, col Signore vivo e glorioso.
Purtroppo sono state abolite le altre vigilie che mediante un digiuno analogo predisponevano il popolo alla celebrazione delle grandi solennità cristiane. Fra queste vi era anche la vigilia dell’Assunzione.
Non è tuttavia da escludere, che, memori dell’antica Tradizione della Chiesa, i fedeli di buona volontà riprendano un regime di digiuno nelle maggiori vigilie, come era previsto un tempo, in modo da contrastare quel clima festaiolo, che ormai invade totalmente e con intensità fastidiosa proprio le grandi vigilie delle solennità cristiane, compromettendo il tono della vita spirituale del popolo di Dio.
Se la prassi ascetica del digiuno ha certamente subito una drastica riduzione, non ebbe identica sorte la celebrazione liturgica vigiliare, che anzi ricevette dal Vaticano II un notevole incremento. Infatti, oltre alla valorizzazione della Messa vigilare domenicale, che riprese giustamente il suo posto dopo il tramonto del sabato, anche altre importanti veglie, ad immagine della Veglia pasquale, furono restituite all’antico uso e alquanto raccomandate alla pietà del popolo cristiano. Tra queste emergono per importanza la Veglia della notte di Natale e quella di Pentecoste. Inoltre vengono raccomandate Veglie anche in preparazione ad altre solennità, soprattutto quando la Tradizione ci ha trasmesso dei formulari di Messe vigiliari particolarmente significative[2].
E’ in questo rinnovato orizzonte liturgico che si propone una solenne Veglia dell’Assunta ad estensione della vigente Messa di vigilia e fatta ad immagine della stessa Veglia pasquale.
I momenti salienti della tradizionale liturgia vigiliare sono fondamentalmente tre: un rito iniziale «della luce» o «lucernale»; una liturgia della Parola più estesa; la celebrazione solenne dell’Eucaristica. Si noti l’analogia con il modello liturgico principale, la Veglia pasquale. Ebbene sono questi i tre plessi rituali, che costituiscono anche la Veglia dell’Assunta qui proposta, il cui significato generale potrebbe essere espresso con parole simili a quelle con cui si introduce la Veglia pasquale: «Fratelli, in questa veglia, nella quale celebriamo la gloriosa assunzione di Maria, la Chiesa chiama i suoi figli a vegliare in preghiera. Celebreremo la Pasqua del Signore che si riflette sul volto dell’Immacolata sempre Vergine Maria, assunta in anima e corpo alla pienezza della vita immortale. Cristo Gesù con Maria, sua Madre, confermino in noi la speranza di partecipare alla loro vittoria sul peccato e sulla morte per essere trasfigurati anche noi con loro nella beata eternità».
[1] ALESSANDRO III, Lettera al sultano di Iconio, 1169, Denzingher p. 415.
[2] Ad esempio nella III edizione del Messale Romano sono previste Messe vigiliari per l’Epifania, l’Ascensione, san Giovanni Battista, i santi Pietro e Paolo, l’Assunta.