DON ENRICO FINOTTI
2. Il rito della luce o «lucernale»
Il rito si svolge nell’atrio della chiesa, ossia il luogo proprio per la «liturgia della soglia» come è pure quella del «lucernale» maggiore nella notte di Pasqua. Quando il sacerdote con i ministri è giunto sul luogo, il diacono o, in sua assenza, alcuni accoliti, si recano nel vicino battistero e attingono dal Cero pasquale, ivi conservato e acceso, la fiamma, che portano nell’atrio per l’accensione della «lampada mariana». Il sacerdote con l’apposita formula accende la «lampada», già predisposta su di una colonna nel centro dell’atrio. Mentre il coro canta l’antifona «Un grande prodigio» gli accoliti, attingendo alla fiamma della lampada, accendono i ceri dei ministri e dei fedeli. Poi il diacono o, in sua assenza, il sacerdote stesso, tenendo alta la «lampada» accesa, guida la processione attraverso la navata fino al presbiterio. La processione incede con grande solennità, mentre il coro canta nel modo più splendido il Magnificat. Giunti all’altare si pone la «lampada» su di una colonna predisposta alla destra dell’altare stesso. Quindi, mentre si riprende l’antifona «Un grande prodigio», il sacerdote incensa l’altare e la «lampada».
Il significato è evidente ed è sotteso nei simboli, che trasmettono importanti aspetti del dogma della fede. La luce attinta al Cero pasquale significa che è Cristo colui che eleva la sua santissima Madre in anima e corpo al cielo. Ella, infatti, l’Immacolata Madre di Dio, è con il suo Figlio unigenito la primizia dei risorti e l’anticipo della trasfigurazione del corpo di tutti i Giusti quando il Signore ritornerà nella sua gloria e tutti risorgeranno dai loro sepolcri. La differenza tra l’Ascensione, quando per forza divina propria Cristo ascende al cielo vittorioso, e l’assunzione di Maria, quando il corpo immacolato della vergine è assunto per l’intervento potente del suo divin Figlio, è evidente e ben descritto nei simboli e nei riti di questo «lucernale». Inoltre, la luce che è comunicata a tutti i presenti proviene dal Cero pasquale, ma passa per la fiamma della «lampada mariana». Ciò significa che «la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9) venne a noi per Maria, ma anche che ogni grazia che scende dall’Alto per la mediazione del Figlio, passa pure «per il cuore e le mani» di Maria. Maria è allora la «Mediatrice di tutte le grazie», secondo la dottrina proxima fidei, universalmente ritenuta. Al contempo vi è il movimento inverso e ascendente per cui ogni fedele accede a Cristo Redendore per mezzo di Maria, secondo il noto motto: Ad Jesum per Mariam.
La processione col canto del Magnificat ed il graduale crescere delle luci descrive visibilmente il «moto» dell’Assunzione, che innalza in cielo la santissima Vergine, dove siede alla destra del Figlio, quale Regina degli angeli e dei santi. Non a caso la «lampada» è posta alla destra dell’altare, secondo il versetto del salmo responsoriale della Messa in die: «Risplende la Regina, Signore, alla tua destra».
3. L’Exultet
Pur facendo parte del rito della luce, l’Exultet merita una considerazione specifica. L’Exultet è tipico della Pasqua e richiama la grande esultanza di quella che è chiamata la Solemnitas solemnitatum. Tuttavia la forte connotazione pasquale di questa veglia ne raccomanda uno simile, che dia espressione al mistero pasquale, che pure si realizza anche in Maria con una singolarità unica ed esclusiva. L’Exultet della Pasqua di Cristo ha in tal modo un’eco gioiosa nell’Exultet della Pasqua di Maria, la «Pasqua dell’estate».
L’Exultet esordisce con un incipit analogo all’Exultet di Pasqua ed è composto da un insieme di testi estratti dai prefazi delle «Messe della Beata Vergine Maria»[1]. Essi raccontano in modo lirico i principali misteri relativi alla presenza di Maria santissima accanto al Figlio nell’opera della nostra redenzione. Il testo offre così una brevissima, ma completa sintesi del mistero della Vergine – Madre, che può offrire ai fedeli uno sguardo complessivo sul ruolo di Maria nell’intero arco della storia della salvezza.
[1] Collectio Missarum de Beata Maria Virgine, 1987.