DON ENRICO FINOTTI
4. La liturgia della Parola
La liturgia della Parola è composta nel modo classico in modo che dalle letture dall’Antico Testamento si passa, mediante il canto del Gloria in excelsis, al Nuovo Testamento con al suo vertice al testo evangelico. Le quattro letture sono scelte in riferimento alle figure muliebri, che secondo la tradizione dei Padri sono sempre state intese in riferimento profetico alla Vergine Maria:
1° lett.: Dal primo libro di Samuele [1 Sam 1, 9 – 28]. Anna, la madre di Samuele, che nella sua sterilità concepisce per un dono straordinario di Dio, è immagine di Maria SS., la Vergine – Madre, che per opera dello Spirito Santo concepisce il Figlio di Dio.
2° lett.: Dal libro di Ester [Est 8, 3-8. 6-17]. La regina Ester, che supplica il re Assuero per la salvezza del suo popolo, è immagine della potente intercessione di Maria SS., Regina assisa alla destra del suo divin Figlio, avvocata di grazia e baluardo di difesa per la salvezza della Chiesa pellegrina nel mondo.
3° lett.: Dal libro di Giuditta [Gdt 13, 11 – 20; 15, 8-10]. Giuditta, che uccide il nemico e libera Israele, è immagine della vittoria di Maria SS. Immacolata contro il nemico infernale, per la salvezza di tutto il genere umano.
4° lett.: Dal secondo libro dei Maccabei [2 Mac 7, 1. 20 – 29]. L’eroica madre dei fratelli Maccabei che, sfidando il persecutore, incita all’estrema fedeltà i suoi figli nei tormenti del martirio, è immagine della testimonianza eroica di Maria SS., che sotto la croce, divenne la Madre di tutti i credenti.
Anche questa liturgia della parola potrebbe trovare il suo significato in parole analoghe a quelle che introducono la liturgia della Parola nella Veglia pasquale: «Fratelli carissimi, dopo il solenne inizio della Veglia, ascoltiamo ora in devoto raccoglimento la parola di Dio. Meditiamo come nell’antica alleanza Dio suscitò grandi figure di donne eroiche e sante, come profezia di Maria, la Donna, che nella pienezza dei tempi, concepita Immacolata, col suo assenso divenne Madre del Cristo, il Figlio di Dio. Preghiamo perché Dio nostro Padre conduca a compimento in noi il mistero della Pasqua, che oggi risplende con tanto fulgore in Maria santissima».
Le letture sono corredate di salmi responsoriali adatti e concluse con orazioni liturgiche, secondo il modello della Veglia pasquale.
L’inno Gloria in excelsis Deo è cantato con grande solennità: è introdotto da un breve «Elogio» della festa cantato dal diacono all’ambone e si accendono al completo le luci della chiesa.
L’ «Epistola» e il Vangelo sono quelli della vigente Messa vespertina nella vigilia dell’Assunzione.
La Messa prosegue secondo il rito ordinario. E alquanto conveniente l’uso del Canone Romano per dar estensione e maggior solennità alla liturgia eucaristica, che non deve in alcun modo apparire quasi come un’appendice della Veglia, ma piuttosto il suo vertice.
5. L’uso delle «luci»
La «lampada mariana» alimentata ad olio o cera liquida rappresenta Maria nella luce della sua «assunzione» come partecipazione alla gloria immortale del suo divin Figlio. Come «lampada» si distingue adeguatamente dal Cero pasquale, che, come tale, rimane unico nella sua maestà, quale simbolo del Signore risorto e glorioso. La «lampada», invece, richiama l’umiltà della creatura e la sua dipendenza dal Creatore, dal quale riceve vita e splendore. Maria, infatti, pur eccelsa nella sua dignità di Madre di Dio, resta pur sempre l’umile «ancella del Signore».
L’altare, simbolo di Cristo che sempre «presiede» l’assemblea liturgica è illuminato e i suoi ceri accesi risplendono nelle tenebre del «lucernale»: è il Signore che attende e attrae nel suo fulgore divino l’Immacolata sua Madre, che, «vestita di sole e coronata di stelle», è assunta fra i cori festosi degli angeli e siede come Regina alla sua destra.
Come nella Veglia pasquale vi sono tre stadi crescenti di illuminazione: le luci spente o alquanto ridotte durante il «rito della luce» mettono in evidenza la fiamma viva della «lampada» e dei ceri che i fedeli tengono in mano e consentono di cogliere il graduale estendersi delle luci nell’assemblea convocata; la luci vigiliari creano il clima della meditazione, che pervade la liturgia della Parola, nella quale si proclamano le letture e si cantano i salmi; infine, le luci solari ‘esplodono’ per così dire al canto del Gloria in excelsis per illuminare nel suo pieno fulgore la celebrazione eucaristica.