DON ENRICO FINOTTI
La tradizione liturgica, attestata fino ad oggi nella legge della Chiesa, prevede che ogni fedele acceda alla Comunione sacramentale dopo aver premesso un’ora di digiuno (il digiuno eucaristico). Tale digiuno costituisce uno degli elementi principali della preparazione alla Messa.
Alcune considerazioni:
1. La considerazione del digiuno nella nostra cultura
Si pensi al valore delle molteplici forme di digiuno: il digiuno sanitario nell’odierno sistema consumistico; il digiuno per raggiungere determinate prestazioni nell’arte (es. canto) o nello sport; il digiuno estetico per avere un’ottima forma corporea; il digiuno sociale per motivi di solidarietà o protesta; ecc.
2. Il digiuno religioso
Il digiuno di cui qui parliamo è specificatamente un digiuno religioso, ossia fatto per motivi religiosi, nell’orizzonte di una vita di fede, di preghiera e di crescita spirituale e morale. Il digiuno religioso fa parte di un itinerario di santità, di generosa ricerca e risposta alla volontà di Dio, di dominio di se stessi e di tensione continua ad osservare i Comandamenti divini. Fra il resto dobbiamo dire che il digiuno corporale è presente nell’esperienza religiosa universale ed è conforme alla religiosità naturale in quanto tale.
3. Il digiuno ascetico e il digiuno liturgico
Il digiuno religioso cristiano lo possiamo distinguere in due tipi: il digiuno ascetico e il digiuno liturgico.
Il digiuno ascetico mira al dominio delle nostre facoltà interiori, delle passioni e degli istinti del nostro corpo per diventare, con la grazia di Dio, docili alla volontà che Dio ci manifesta e sempre più forti nel percorrere con lena la via della santità dello stato proprio a ciascuno.
Il digiuno liturgico, invece, è un atto di culto. E’ collegato con la celebrazione liturgica, soprattutto col Sacrificio divino: lo precede e lo accompagna.
Ora, mentre il digiuno ascetico è piuttosto privato ed è organizzato con grande libertà da ognuno a seconda delle necessità spirituali della propria vita di fede, il digiuno liturgico è pubblico ed ufficiale, determinato nelle sue leggi dalla Chiesa, nello stesso modo che viene regolata la liturgia.
4. La crisi del digiuno religioso
Mentre vi è grande considerazione nella cultura secolare del digiuno in tutte le sue forme, notiamo, invece, una profonda crisi del digiuno religioso e in particolare del digiuno liturgico.
Chi ricorda l’ora di digiuno che deve precedere alla Comunione sacramentale?
Che ne è del digiuno nei due unici giorni rimasti nell’anno liturgico: venerdì santo e mercoledì delle ceneri?
Chi si ricorda regolarmente dell’astinenza dalle carni nei venerdì di Quaresima o del sacrificio alternativo in tutti gli altri venerdì dell’anno?
Come mai? Vi sono diverse cause. Ne accenno alcune:
La crisi della fede. Se il mondo di Dio e della salvezza dell’anima si sfuocano, viene meno l’interesse per i mezzi stessi della grazia, tra i quali il digiuno religioso.
La riduzione simbolica. La mancata stima del digiuno corporale nella sua reale dimensione fisica, in nome di una visione simbolica del digiuno che afferma: «il vero digiuno è quello dell’astenersi dal peccato». Ciò è vero, ma non fino al punto da eliminare totalmente la pratica corporale del digiuno, che ha il suo più vero scopo nel difendere dal peccato e mantenere lo stato di grazia santificante.
La riduzione sociologica. La sostituzione del digiuno corporale con atti di solidarietà fraterna od altre opere buone. Ora, come dice il Signore «queste cose si devono osservare senza omettere le altre» il cristiano equilibrato sa comporre insieme il digiuno e le opere buone, senza eliminare indebitamente l’uno o le altre.
La perdita della dimensione sacra. Il digiuno corporale non è più inteso come un atto di culto a Dio, che potenzia la forza dell’orazione (invocazione), secondo la testimonianza del Signore, degli Apostoli e dei Santi; espia i peccati propri e dei fratelli (purificazione); eleva nella virtù (santificazione).
5. Il mistero del digiuno liturgico
Per recuperare in modo efficace e fruttuoso il digiuno religioso, sia ascetico che liturgico, è necessario comprendere il mistero che vi è sotteso. Tale mistero è contenuto pienamente nelle parole evangeliche: «Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno».
Il digiuno corporale quindi annunzia un mistero della nostra fede: il mistero della passione e morte del Signore. Col digiuno il cristiano annunzia la morte del Signore finché egli venga.
Non solo, ma digiunando il cristiano si unisce misticamente alla morte del Signore e ne riceve dei benefici soprannaturali (il digiuno liturgico è un sacramentale).
Digiunando si annunzia e si partecipa al mistero della passione e morte di Cristo, nell’attesa della sua venuta: nell’incontro sacramentale dell’Eucaristia e nell’incontro col Signore della gloria nei due momenti: individuale (morte) e universale (fine del mondo).
6. Il digiuno eucaristico nella tradizione liturgica
A questo punto si comprende il legame del digiuno liturgico con la celebrazione sacramentale dell’Eucarestia. Tale rapporto è un dato costante della perenne tradizione liturgica della Chiesa: si digiuna e quindi si celebra. Il significato è evidente: ci si unisce alla passione del Signore digiunando, per incontrare sacramentalmente il Signore risorto nella celebrazione eucaristica. E’ il mistero pasquale nei suoi due tempi, di morte e risurrezione.
La tradizione liturgica della Chiesa ha assegnato ore diverse per la celebrazione del divin sacrificio e tutte in relazione alla prassi del digiuno: si celebrava all’ora di terza nei giorni festivi concludendo presto il digiuno eucaristico dalla mezzanotte; nei giorni feriali all’ora di sesta con un digiuno più prolungato; nei giorni penitenziali all’ora di nona con un digiuno ancor più esteso.
Con la decisione di Pio XII di concedere la celebrazione della Messa anche nelle ore serali (la Messa vespertina) si dovette ritoccare la legge sul digiuno eucaristico, ridotto a tre ore e poi con Paolo VI ad un’ora come attualmente. Si vede così come digiuno ed Eucarestia siano sempre stati collegati anche se con una durata del digiuno tanto varia nei secoli, ma mai venuta meno.
7. Il digiuno eucaristico nella praeparatio ad Missam
Al termine di questa riflessione si comprende il ruolo del digiuno eucaristico nel contesto degli elementi che concorrono in una adeguata preparazione alla Messa.
E’ tuttavia necessario che ogni cristiano non soltanto osservi formalmente la regola del digiuno eucaristico, ma ne richiami a se stesso continuamente il senso, in modo che, digiunando, abbia una interiore partecipazione al mistero della morte del Signore per accedere poi alla celebrazione eucaristica con spirito contrito, animo serio, devozione sincera.
Soltanto a queste condizioni si potrà parlare di Eucarestia come «festa della Chiesa»: se si accetterà di passare con rigore dal mistero della passione del Signore al mistero della sua risurrezione.
Vale qui il motto: Per crucem ad lucem.