IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO

 

DON ENRICO FINOTTI

69° TRASMISSIONE A RADIO MARIA – Lunedì, 8 luglio 2019

 

Premessa: Trattiamo qui del sacramento del Matrimonio sotto l’aspetto liturgico della sua celebrazione, senza indugiare in aspetti alquanto vasti e complessi, quali sono: l’aspetto storico, giuridico e dogmatico sul Matrimonio.

 

 I        Il «mistero» del Matrimonio

Il mistero del Matrimonio, ossia l’evento di grazia che soggiace al sacramento del Matrimonio, é del tutto singolare rispetto a quello degli altri sei Sacramenti.

Il Matrimonio, infatti, non é in primo luogo un istituto soprannaturale, come gli altri Sacramenti, istituiti dal Signore Gesù in ordine alla redenzione del genere umano, che Egli ha realizzato con la sua Incarnazione e la sua Pasqua.

Il matrimonio, innanzitutto, viene dal Creatore, é stabilito da Lui fin dal principio della creazione ed è iscritto nella natura umana in quanto tale: fa parte quindi dell’ordine della creazione ed accomuna tutti gli uomini di ogni tempo, popolo e cultura. 

  1. I nomi del Matrimonio

 «La parola matrimonio viene dal latino matris munus o munium, che indica la parte rilevante della donna nella famiglia. Altri nomi: coniugio (lat. coniugium), che il Catechismo del Concilio di Trento (pare II, cap. 6, 8) spiega: quia mulier cum viro quasi uno iugo astringitur; connubio (lat. connubium, da nubere, velare, dall’usanza di porre sul capo della sposa il flammeum); dalla stessa radice viene la parola nozze (lat. nuptiae[1].

  1. Il matrimonio nell’ordine della creazione

Se il matrimonio inerisce alla natura umana in quanto tale e scaturisce dall’atto creatore di Dio fin dal principio della creazione, lo si potrà conoscere nella sua identità e nelle sue caratteristiche essenziali leggendo le prime pagine della Sacra Scrittura, nel libro della Genesi.

In esse la natura e il fine del Matrimonio come istituzione secondo la legge di natura, risultano in modo chiaro e completo.

Due sono le pagine di riferimento: Gen 1, 27-28 e Gen 2, 18-24.

Dall’approfondimento di queste due pagine bibliche si desumono le caratteristiche fondamentali del Matrimonio secondo il progetto di Dio nostro creatore:

–  il matrimonio é unico e indissolubile: «Per questo l’uomo abbandonerà il padre e la madre sua, e si stringerà alla sposa sua e saranno due in un solo corpo» (Gen 2, 24);

–  il matrimonio é orientato al fine delle procreazione: «Crescete e moltiplicatevi e riempite la terra» (Gen 1, 28) e a quello del mutuo aiuto: «Non é bene che l’uomo sia solo, facciamoli un aiuto a lui simile» (Gen 2, 18).

Possiamo in tal modo comprendere come il matrimonio sia sostanzialmente un istituto creato da Dio nell’ordine della creazione, inscritto nella natura umana e che soggiace alla lex naturalis comune a tutti gli uomini in quanto tali.

Inoltre possiamo conoscere con certezza le sue tre caratteristiche costitutive e intrinseche, che ogni uomo é in grado di cogliere mediante la retta ragione e l’esperienza della vita.

Tali connotati sono:

– l’unità: il matrimonio monogamico;

– l’indissolubilità: il matrimonio lega il patto coniugale fino alla morte del coniuge;

– la fecondità: il matrimonio é intrinsecamente aperto alla procreazione come a suo coronamento.

La validità del matrimonio implica la compresenza e l’accettazione, almeno implicita, da parte dei coniugi di queste sue tre essenziali e indissociabili caratteristiche:

Le proprietà essenziali del matrimonio sono l’unità e l’indissolubilità, che nel matrimonio cristiano conseguono una peculiare stabilità in ragione del sacramento (Can. 1056).

Quindi quando l’uomo e la donna si scelgono con piena libertà e deliberata volontà per contrarre tale patto sponsale, fornito delle sue tre note costitutive, celebrano un matrimonio valido e autentico, secondo il piano creazione e quindi conforme al progetto divino.

Nessuna autorità umana può mutare l’istituto del matrimonio così come Dio l’ha voluto e corredato nei suoi elementi intrinseci e sostanziali: «Esso (il consenso sponsale) non può essere supplito da nessuna potestà umana», afferma il Can. 1057 – §1.

All’uomo e alla donna, invece, é lasciata la libertà di scegliere liberamente il proprio coniuge, col quale vivere al modo sponsale, assumendo gli impegni propri del matrimonio stabiliti da Dio.

  1. Il matrimonio elevato a sacramento

L’intervento della grazia di Cristo risana il matrimonio, debilitato dal peccato, e lo eleva ad una dignità ancor più sublime, nello stesso modo che l’uomo é redento dal peccato ed elevato alla dignità di figlio adottivo di Dio.

  1. Il matrimonio redento dal peccato

 La fede ci insegna che il peccato originale ha intaccato anche il matrimonio, insidiandone le sue note fondamentali: l’unità con l’adulterio e le altre forme di degenerazione morale; l’indissolubilità col divorzio; la fecondità con le molteplici forme ai danni della vita nascente.

Gesù Cristo, nostro Redentore, opera, innanzitutto, un restauro del matrimonio secondo il progetto originale di Dio, un ritorno alle origini. Egli, infatti, di fronte alle domande in merito dei suoi interlocutori afferma: «Ma da principio non fu così» (Mt 19,8).

Il matrimonio cristiano, quindi, riceve un primo intervento della grazia di Cristo in ordine alla realizzazione del progetto naturale delle origini, sfigurato dal peccato, ma rinnovato e santificato dalla fede e dalla grazia fluente dal Sacrificio pasquale del Signore.

  1. La nuova dignità del matrimonio cristiano

La grazia di Cristo, tuttavia, non si limita a restaurare il matrimonio naturale, riportandolo alla perfezione del progetto di Dio creatore, ma lo eleva ad essere sacramento, ossia segno e strumento, di una realtà ancor più grande, che supera quella della prima creazione e si configura nell’ordine della nuova creazione dei figli di Dio, rigenerati a vita nuova nel battesimo e destinati al regno di Dio.

Afferma il Concilio Tridentino:

Lo stesso Cristo che ha istituito e perfezionato i santi sacramenti, con la sua passione ci ha meritato la grazia per perfezionare quell’amore naturale, per confermarne l’indissolubile unità e santificare gli sposi (Concilio Tridentino, Dottrina sul sacramento del matrimonio, p. 754).

Perciò il matrimonio naturale, celebrato nella sua forma valida e legittima tra due coniugi battezzati, viene immediatamente elevato a sacramento con l’atto stesso della sua celebrazione:

Il patto matrimoniale con cui l’uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunione di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, tra i battezzati é stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento (Can. 1055 – §1).

Per il battezzato quindi non vi é un duplice matrimonio, quello naturale e quello sacramentale, quasi che il sacramento si aggiunga al matrimonio stesso e che possa sussistere per il cristiano un matrimonio naturale accanto a quello sacramentale. No. L’unico matrimonio valido e legittimo tra i battezzati é immediatamente naturale e sacramentale nel medesimo istante (ipso facto) in cui viene celebrato, mediante il mutuo consenso, espresso nella forma canonica stabilita dalla Chiesa:

Pertanto tra i battezzati non può sussistere un valido contratto matrimoniale, che non sia per ciò stesso sacramento (Can. 1055 – §2).

  1. I fondamenti biblici e la grazia del sacramento del matrimonio

Il matrimonio é un vero sacramento, che il Signore Gesù ha istituito con la sua presenza alle nozze di Cana di Galilea (Gv 2,1-12), secondo le parole dei santi Padri: «Va alle nozze il Figlio di Dio per santificare, con la benedizione della sua presenza, le nozze da poco istituite»[2].

Tuttavia il testo biblico fondamentale sul quale si basa la fede della Chiesa nel riconoscere il matrimonio come sacramento é quello di san Paolo apostolo:

Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! (Ef 5, 29-33).

La grazia di Cristo eleva il matrimonio in modo che i suoi fini naturali si allargano nell’orizzonte soprannaturale della nuova ed eterna alleanza, che supera i limiti della creazione e della natura per concorrere all’edificazione del regno di Dio, instaurando ogni cosa in Cristo.

Ed ecco che:

  • L’unità dei coniugi significa e realizza, sul piano soprannaturale, l’unione di Cristo con la Chiesa, sua sposa, e gli sposi cristiani sono resi capaci di amarsi, non solo con la forza insita nella natura, ma con quella della grazia di Cristo, che ha dato se stesso per noi e ci ha amato con cuore divino.
  • L’indissolubilità del matrimonio non poggia unicamente sulla natura umana ferita dal peccato, ma sulla grazia che Cristo elargisce agli sposi perché imitino la fedeltà dello sposo divino, che si é unito indissolubilmente alla nostra natura umana.
  • La fecondità dei coniugi non implica unicamente il dono di nuove vite umane per la società e la loro educazione per un’autentica crescita nel consorzio umano, ma richiede anche la rigenerazione in Cristo dei figli di Dio, per dare alla Chiesa cittadini per il regno dei cieli, educandoli mediante l’Iniziazione cristiana per la crescita nella santità dello stato, conforme alla divina volontà.

La fede cattolica dunque crede con fermezza il dogma sul sacramento del matrimonio, secondo le note definizioni del Concilio Tridentino:

Se qualcuno dirà che il matrimonio non é in senso vero e proprio uno dei sette sacramenti della legge evangelica, istituito da Cristo, ma che é stato inventato dagli uomini nella Chiesa, e non conferisce la grazia, s. a. (Canoni sul sacramento del matrimonio, Can.1).

 

II       Il «sacramento» del Matrimonio

Il matrimonio cristiano realizza un evento al contempo naturale, che deriva dalla creazione, e soprannaturale, che scaturisce dalla grazia della redenzione in Cristo.

Alla sua costituzione hanno concorso in tempi successivi: l’opera creatrice di Dio, che fin dal principio ha stabilito il matrimonio naturale con le sue note essenziali, e l’azione redentrice di Cristo Gesù, che nella pienezza dei tempi ha voluto elevare il medesimo matrimonio a sacramento di grazia per il Regno di Dio.

Questa duplice provenienza: dalla creazione e dalla redenzione, dalla natura e dalla grazia, influisce anche sul segno sacramentale, ossia interessa la materia, la forma e il ministro di tale sacramento.

Infatti, la materia, la forma e il ministro del sacramento del matrimonio provengono sostanzialmente dalla struttura naturale del matrimonio, senza dover esigere di per sé ulteriori aggiunte di riti, gesti e benedizioni, che non siano semplicemente supplementari e che la Chiesa ha ritenuto di istituire o mutare nei secoli e secondo le diverse culture e tradizioni.

Ed ecco che:

  • Ministri del sacramento del matrimonio sono gli sposi stessi, che nel mutuo scambio del consenso, sanciscono il patto sponsale in modo pieno e irrevocabile, davanti a Dio, alla Chiesa e alla società umana.
  • Materia del sacramento del matrimonio é l’atto del consenso, espresso davanti a testimoni validi e al ministro della Chiesa.
  • Forma del sacramento del matrimonio é la formula pronunziata nel consenso stesso, stabilita dalla Chiesa e pronunziata liberamente dagli sposi davanti ai testimoni e al ministro della Chiesa.

Il sacramento del matrimonio sta essenzialmente nello stesso consenso, come ben si dice nel relativo Canone del Codice di Diritto Canonico:

L’atto che costituisce il matrimonio é il consenso delle parti manifestato legittimamente tra persone giuridicamente abili; esso non può essere supplito da nessuna potestà umana (Can. 1057 – §1)

Il consenso matrimoniale é l’atto della volontà con cui l’uomo e la donna, con patto irrevocabile, danno e accettano reciprocamente se stessi per costituire il matrimonio (Can. 1057 – §2).

Che il consenso tra due battezzati sia l’elemento unico e necessario che costituisce il sacramento del matrimonio, si evince anche dal fatto che la Chiesa considerò valido per secoli il matrimonio clandestino, nel quale era sufficiente il libero consenso degli sposi, dichiarato davanti a due testimoni, senza quella forma canonica più precisa, che sarà stabilita in seguito dal Concilio Tridentino. Tale matrimonio dimostrava al contempo che la Chiesa riteneva gli sposi stessi ministri del sacramento, mancando in questi matrimoni il sacerdote.

La Chiesa tuttavia ha sempre difeso il suo diritto di regolare il matrimonio dei battezzati, stabilendo le condizioni di validità e di liceità, e definendo pure la forma canonica più opportuna, come afferma il Tridentino:

Se qualcuno dirà che la Chiesa non poteva stabilire degli impedimenti dirimenti al matrimonio, o che stabilendoli ha errato, a. s. (Concilio Tridentino, Canoni sul sacramento del matrimonio, Can. 4).

Perciò la valida e lecita celebrazione del sacramento del matrimonio esige non solo l’adesione degli sposi ai contenuti intrinseci all’istituto naturale del matrimonio stabiliti dal Creatore (unità, indissolubilità e fecondità), ma anche le condizioni canoniche e la forma liturgica stabilita e oggi vigente nella Chiesa.

Pretendere di celebrare un matrimonio valido, escludendone con atto cosciente ed esplicito la forma canonica stabilita dalla Chiesa, sarebbe celebrare non semplicemente un matrimonio mancante, ma un matrimonio nullo, in quanto si esclude quella grazia che Cristo ha connesso in modo immediato ed indissolubile ad ogni matrimonio valido tra battezzati.

 

III     Il «rito» del Matrimonio

Stabilita l’importanza del consenso – pronunziato nelle forme in uso nelle diverse tradizioni culturali – come l’elemento costitutivo del sacramento del matrimonio – poiché lo stesso contratto coniugale é sacramento – si comprende perché la Chiesa abbia avuto riguardo per ogni forma legittima di celebrazione del matrimonio, così come vigeva nei diversi popoli che venivano alla fede.

Vi é quindi nella storia una grande varietà di forme in ordine al rito del matrimonio, pur sempre vigilato dall’autorità della Chiesa, che mai ha fatto mancare in qualche modo la benedizione liturgica.

Si capisce perciò, perché anche nella riforma liturgica del Concilio Vaticano II la Chiesa consenta una larga libertà creativa alle Conferenze Episcopali nel redigere il rito del matrimonio:

Le singole Conferenze Episcopali possono preparare un rito proprio per il matrimonio, ch si addica agli usi dei luoghi e delle popolazioni; tuttavia deve restar ferma la norma secondo la quale il sacerdote che assiste deve richiedere e ricevere il consenso dei contraenti e impartire la benedizione nuziale. Il rito così preparato dovrà essere approvato dalla Sede Apostolica (Premesse al Rito del Sacramento del Matrimonio).

Considerando l’Editio typica del Rito del Matrimonio (1975), possiamo considerare i fondamentali elementi, che compongono il vigente rituale.

Il matrimonio si celebra normalmente durante la Messa «per gli sposi» dopo l’omelia, secondo la modalità comune con gli altri sacramenti e sacramentali.

  1. Le interrogazioni

Il ministro sacro (sacerdote o diacono) si accosta agli sposi e li interroga davanti all’assemblea liturgica affinché dichiarino pubblicamente le loro intenzioni. Le tre domande sono importanti e riguardano gli aspetti essenziali e le responsabilità fondamentali annesse al sacramento del matrimonio:

– la dichiarazione di piena libertà e consapevolezza di ciò che stanno per compiere:

N.N., siete venuti a contrarre matrimonio in piena libertà, senza alcuna costrizione, pienamente consapevoli del significato della vostra decisione?

– l’impegno solenne di un amore reciproco fedele e indissolubile:

Siete disposti, nella nuova via del matrimonio, ad amarvi e onorarvi l’un l’altro per tutta la vita?

– la volontà sincera di procreare e di educare la prole:

Siete disposti ad accogliere responsabilmente e con amore i figli che Dio vorrà donarvi e a educarli secondo la legge di Cristo e della Chiesa?

Come si nota, nelle tre domande sono raccolte le condizioni essenziali per un matrimonio valido: decisione libera, amore fedele e indissolubile, procreazione responsabile ed educazione cristiana della prole.

Su queste dichiarazioni gli sposi possono celebrare, validamente e lecitamente, il sacramento del loro matrimonio,  pronunziando il loro consenso.

  1. Il consenso

Il sacerdote invita gli sposi al consenso che, secondo un costume secolare ancor precedente al cristianesimo, si esprime dandosi la mano destra:

E dunque é vostra intenzione di unirvi in matrimonio, datevi la mano destra ed esprimete davanti a Dio e alla sua Chiesa il vostro consenso.

Ed ecco le parole essenziali del consenso sponsale, che costituiscono la ‘forma’del sacramento:

(sposo) Io, N., prendo te, N., come mia sposa…

(sposa) Io, N., prendo te, N., come mia sposo…

Si deve notare che la formula, oltre a ribadire la fedeltà e l’indissolubilità del matrimonio, mette in luce anche la dimensione umana dell’amore vero, che non é mai disgiunto dall’onore che i coniugi devono riservare sempre l’uno per l’altra.

Il fatto che nel vigente rito, a differenza del precedente, siano gli sposi stessi a pronunziare integralmente la formula del consenso, afferma con evidenza singolare come gli sposi stessi siano i ministri del sacramento, somministrando quasi l’unno all’altro la grazia sacramentale.

Il sacerdote conclude opportunamente il rito del consenso con queste parole:

Il Signore onnipotente e misericordioso confermi il consenso che avete manifestato davanti alla Chiesa e si degni di ricolmarvi della sua benedizione. Non osi separare l’uomo, ciò che Dio unisce. Amen.

  1. Lo scambio degli anelli

Gli Sposi sono diventati marito e moglie, tuttavia, la tradizione vuole manifestare esternamente e in modo permanente questo nuovo status con la benedizione e la consegna degli anelli nuziali. Si tratta di quei riti esplicativi che danno visibilità al mistero di grazia invisibile.

Il sacerdote benedice gli anelli con un’ orazione a scelta:

O Signore, santifica l’amore di questi sposi: l’anello che porteranno come simbolo di fedeltà li richiami continuamente al vicendevole amore. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Poi gli sposi stessi con apposita formula si scambiano gli anelli:

N., ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

  1. La solenne benedizione della sposa e dello sposo

E’ questo un testo molto importante e antico, che può essere messo al rango della grandi preci liturgiche relative ai sacramenti o ai sacramentali. Pur non contenendo le parole essenziali del sacramento, come invece è nelle preci per conferire gli ordini sacri, esse hanno l’identica impostazione delle benedizioni maggiori con notevole sviluppo testuale e densità di contenuti teologici. Il mistero del matrimonio cristiano vi é descritto con vigore e con ispirate espressioni teologiche.

La solenne benedizione non é pronunziata in stretta connessione con i riti essenziali del matrimonio, ma viene pronunziata dopo il Pater in luogo del suo embolismo. Le edizioni a cura delle Conferenze Episcopali hanno la facoltà di anticipare tale prece portandola in immediata connessione coi riti del consenso.

Anticamente si trattava di una benedizione riservata unicamente alla Sposa, in considerazione del ruolo importante riconosciuto alla madre nella famiglia, secondo il rilievo che il termine matrimonio contiene. Nel rito vigente lo sposo e la sposa sono avvolti dalla benedizione invocata su di loro dalla Chiesa. In tal modo si evidenza la identica dignità e la differenziata responsabilità nei loro ruoli matrimoniali e famigliari. Il rito, nella sua edizione tipica, prevede tre testi diversi di benedizione.

Considerati gli elementi fondamentali del rito del matrimonio, si deve raccomandare la convenienza della comunione sacramentale data ai novelli sposi sotto le due specie.

Si deve poi ricordare come nelle edizioni del rito a cura delle Conferenze Episcopali, il rito possa assumere ulteriori apporti: possibilità alternative per la formula del consenso, per la prece di benedizione degli sposi, per le monizioni e le orazioni sacerdotali; inoltre si propone un lezionario più ampio e anche eventuali riti tipici della tradizione locale relativa al matrimonio.

IV     Il Matrimonio edificato nella virtù teologale della carità

Il noto testo della Lettera agli Efesini (Ef 5, 21-33) é certamente il testo normativo e più esplicito sul sacramento del matrimonio e sul mistero in esso contenuto. In esso l’Apostolo coniuga insieme le note oggettive dell’istituto del matrimonio, secondo il piano di Dio creatore, con l’esercizio della carità teologale, che anima interiormente i rapporti sponsali, elevandoli col supporto della grazia fino al fastigio della santità:

Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito (Ef 5, 21-33).

L’Apostolo, nel mentre contempla con docile venerazione il progetto divino del matrimonio, rispettandone i ruoli distinti e complementari dello sposo e della sposa, ne attesta al contempo la necessità del dono della grazia, ossia di quella virtù soprannaturale della carità, che consente agli sposi cristiani di realizzare pienamente il progetto divino, senza mai intaccarlo nella sua configurazione oggettiva voluta dal Creatore, anzi elevandolo e uniformandolo alla mistica unione di Cristo con la Chiesa. Tutto é possibile a Dio!

L’odierna mentalità, divenuta sempre più un’insidiosa e letale tentazione, é quella di non credere più nell’azione della grazia, e di conseguenza di tentare miseramente una riduzione o anche una alterazione delle leggi divine, impresse nella natura umana, che costituiscono l’identità oggettiva e la finalità congenita del matrimonio, così come Dio l’ha voluto. Infatti, senza la grazia l’osservanza della legge divina diventa impervia: Senza di me non potete far nulla (Gv 15,5), dice il Signore.

Non é mutando la legge (lex naturalis), che stabilisce l’unione dell’uomo con la donna, o insidiando l’integrità delle note costitutive dell’unità e dell’indissolubilità, oppure intaccando con iniqua determinazione l’oggettività delle leggi che presiedono alla trasmissione della vita umana, che si realizza il vero progresso dell’uomo e della società, ma unicamente attingendo nella fede e nei sacramenti alla grazia divina, che Dio concede largamente a tutti coloro che umilmente la chiedono con perseveranza.

Colpita la legge naturale, che fonda il matrimonio e la famiglia, cellula della società, é aperta la strada per una graduale demolizione dell’intera società, che, priva dello stato di diritto, fondato sull’oggettività della lex naturalis, riflesso della lex aeterna divina, viene esposta ad una micidiale positivismo, gestito dal dittatore di turno.  

Non a caso l’Apostolo, nella medesima lettera agli Efesini, fa seguire immediatamente al testo citato sul matrimonio, quello relativo alla famiglia e alla società:

Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. Onora tuo padre e tua madre: è questo il primo comandamento associato a una promessa: perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra. E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell’educazione e nella disciplina del Signore.

Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito, come a Cristo, e non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, compiendo la volontà di Dio di cuore, prestando servizio di buona voglia come al Signore e non come a uomini. Voi sapete infatti che ciascuno, sia schiavo sia libero, riceverà dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene. Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che per loro come per voi c’è un solo Signore nel cielo, e che non v’è preferenza di persone presso di lui (Ef 6, 1-9).

Si può notare con chiarezza il medesimo procedimento: l’Apostolo rispetta in tutto le leggi e le gerarchie che costituiscono l’assetto della famiglia e della società umana, ma vi immette la potenza della grazia divina, il soave balsamo della carità teologale, che eleva dall’interno e unisce nel mutuo amore uffici e ruoli diversi per l’edificazione comune.

Ed é questa sublime operazione di grazia che la Chiesa é chiamata ad invocare e comunicare efficacemente al matrimonio, alla famiglia e all’intera società umana, per contrastare con tutte le forze la rivoluzione sovvertitrice delle leggi immutabili stabilite dal Creatore.

La Chiesa deve ricordare al mondo, in ogni epoca e latitudine, che la creatura senza il Creatore svanisce (GS,36).

 

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[1] PIOLANTI, A., I Sacramenti, Libreria Editrice Vaticana, 1990, p. 551.

[2] PIOLANTI, A. I sacramenti, Libreria Editrice Vaticana, 1990, p.557 (S. Massimo di Torino, Omelia, 23).

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