A cura della Redazione
25 aprile 2018
Molte volte quando si fa la processione offertoriale i vari doni sono commentati. È da farsi? (una catechista)
Il doni offertoriali devono rispettare il primato delle oblate (pane, vino ed acqua), uniche necessarie per il Divin Sacrificio, che mai devono apparire come appendici scontate e quasi insignificanti. Eventuali altri doni devono essere curati nella loro sobrietà e qualità, per non indulgere ad inutili distrazioni e banalità. La processione offertoriale è accompagnata dal canto o da un intervento dell’organo, mai si deve mai interferire con commenti e ancor meno con applausi. La presentazione delle offerte non può scadere in un protagonismo personalistico, né in una passerella da mercatino. L’intento essenziale della processione offertoriale è quello di suscitare in tutti il moto interiore dell’offerta di se stessi in unione al Sacrificio eucaristico. Tale intima oblazione, propria di tutti i presenti, non può avvenire se non nel silenzio, nel clima sacro, nella proprietà delle forme, nel rifiuto degli eccessi teatrali. Il messaggio di una processione offertoriale di qualità traspare con efficacia dalla semplice forza di un rito nobile, sacro, degno e solenne, che si impone allo sguardo e non sopporta chiose e intrattenimenti di alcun genere. Basterebbe pensare alla bellezza e sacralità della solenne processione con gli Oli santi nella Messa del Crisma del Giovedì santo. Purtroppo attualmente sembra essere scomparso uno dei significati originali della processione offertoriale, ossia quello di introdurre le oblate nella santa assemblea con sommo onore, dovendo esse diventare il Corpo e il Sangue sacramentali del Signore. Tale ingesso onorifico è analogo a quello riservato all’Evangeliario, alla Croce processionale e ai Ministri sacri.