A CURA DELLA REDAZIONE
La celebrazione della Confermazione nel giorno stesso di Pentecoste è certamente l’ideale, ma questa coincidenza è da noi rara. Talvolta il sacramento è celebrato in feste per niente adatte al mistero suo proprio e si sente il disagio. Cosa dire?
E’ bene fare una premessa ricordando le famose parole di Tertulliano: “Ogni giorno è del Signore, ogni ora e ogni tempo è buono per il battesimo: la differenza riguarda la solennità, non la grazia” (Tertulliano, Sul battesimo, 19, 1-3).
Come la notte di Pasqua è, secondo l’antica tradizione della Chiesa, la sede più opportuna per conferire i sacramenti dell’Iniziazione cristiana e in particolare il battesimo, così il giorno di Pentecoste è quello più consono per impartire la Confermazione ai fanciulli già battezzati fin dalla nascita. Ciò è espresso proprio nel rituale vigente della Confermazione, quando nell’interrogazione rivolta ai cresimandi si dice: Credete nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e che oggi, per mezzo del sacramento della Confermazione, è in modo speciale a voi conferito, come già gli Apostoli nel giorno di Pentecoste? Il giorno di Pentecoste è quindi il giorno storico nel quale si compì quell’evento di grazia che è la discesa con potenza dello Spirito Santo e che viene reso attuale per ciascuno mediante il sacramento della Confermazione. La Pentecoste è la festa naturale e la cornice più appropriata per la celebrazione della Confermazione in quanto vi è la perfetta corrispondenza tra il ricordo del mistero pentecostale e la sua attuale realizzazione nell’evento sacramentale celebrato.
Anche il Catechismo Tridentino aveva stabilito: “Vige nella Chiesa di Dio la consuetudine, scrupolosamente rispettata, di amministrare questo sacramento soprattutto nel dì di Pentecoste, perché proprio in questo giorno gli apostoli furono rafforzati e confortati dall’effusione dello Spirito santo. Così ricordando il grande fatto, i fedeli potranno riflettere meglio sui grandi misteri, che a proposito di questa sacra unzione vanno considerati” perciò: “I fedeli dovranno essere istruiti intorno alla natura, all’efficacia, alla nobiltà di questo sacramento (cresima), sia nel giorno di Pentecoste, specialmente designato per la sua amministrazione, sia in altri giorni, che ai Pastori appariranno adatti” [1].
Si tratta di superare quella mentalità pragmatica che tende a celebrare i sacramenti, eccetto il caso di necessità, slegati dai giorni liturgici propri stabiliti nell’Anno liturgico. In particolar il Battesimo solenne, la Confermazione e la prima Comunione[2] hanno un legame naturale col tempo pasquale e si dovrebbe superare decisamente il costume superficiale di celebrare tali sacramenti in feste o giorni completamente estranei al mistero proprio di questi sacramenti. Si pensi alla Confermazione o alla prima Comunione celebrate in feste mariane o feste di Santi o anche in tempi liturgici con tematiche fortemente caratterizzate e non idonei ad accogliere e commentare adeguatamente il mistero di questi sacramenti.
Per quanto riguarda la Confermazione potremo dire che – eccetto il caso della presenza del Vescovo, ministro originario di questo sacramento, che per necessità visita le parrocchie in diversi momenti dell’Anno liturgico – la Confermazione venga conferita dai suoi Vicari il più possibile nello stesso giorno di Pentecoste o almeno nel tempo pasquale.
[1] CATECHISMO TRIDENTINO, ed. Cantagalli, Siena, 1981, p. 233 e 246.
[2] Congregazione per il Culto Divino, Preparazione e celebrazione delle feste pasquali – Libreria Editrice Vaticana, 1992, p. 65, n. 114: “E’ opportuno inoltre che i fanciulli facciano in queste domeniche la loro prima comunione”.