A CURA DELLA REDAZIONE
Ci si meraviglia della creatività dei sacerdoti, ma i maggiori danni sono fatti da altre persone impreparate e poco rispettose della liturgia. Penso ai cori o a certi lettori e commentatori, come anche a certi sacristi tutto fare. Che ne dite?
In una diffusa mentalità, che possiamo chiamare ‘clericale’ si continua a puntare il dito sui sacerdoti celebranti, quali unici responsabili degli abusi liturgici, o comunque di celebrazioni sciatte ed incolori, senza quell’unzione spirituale che sarebbe richiesta. Ciò è vero certamente, ma solo parzialmente. Infatti, soprattutto il novus ordo implica una molteplicità di ministeri con autonomia e competenza specifica. La proclamazione della Parola è fatta dai lettori, il canto dai cantori, la preparazione rituale dagli accoliti e dai sacristi. Troppo facile quindi e ingiusto incolpare i soli ministri sacri. E’ vero che essi sono i primi educatori alla liturgia e i più esposti nel rito avendo un ruolo centrale di presidenza e di predicazione. Tuttavia è anche vero che la proclamazione della Parole scade se il lettore è inetto e così il canto, ma anche l’ambiente, gli abiti e l’addobbo liturgico scadono con sacristi impreparati e privi di amore e buon gusto. Un circolo ben più vasto di ministri quindi incide sulla qualità spirituale e sulla proprietà liturgica dei riti. Si tratta allora di mettere in agenda non solo la formazione liturgica del clero, ma anche quella dei collaboratori liturgici e pastorali ai diversi livelli. Anzi in non pochi casi sono proprio i laici ben preparati a supplire all’insufficienza dei sacerdoti.