IL SACRAMENTO DELL’ORDINE SACRO (prima parte)

DON ENRICO FINOTTI

PRIMA PARTE TRASMISSIONE RADIO A MARIA – 10 GIUGNO 2019

I        Il «mistero» dell’Ordine sacro

Il mistero, ossia l’evento soprannaturale di grazia che si nasconde sotto i segni visibili del sacramento dell’Ordine sacro, lo possiamo cogliere in tre eventi evangelici di somma importanza: la scelta dei Dodici (Mt 10, 1-4), l’istituzione dell’Eucaristia (Mt 26, 26-29), il mandato missionario (Mt 28, 19-20 ). Tali eventi contengono in nuce i contenuti essenziali del ministero sacerdotale, trasmesso nei secoli mediante la sacra Ordinazione.

IL SACRAMENTO DELL’UNZIONE DEGLI INFERMI (I parte)

PRIMA PARTE TRASMISSIONE DI LUNEDI’ 13 MAGGIO 2019 A RADIO MARIA  – A CURA DI DON ENRICO FINOTTI

I        Il «mistero» dell’Unzione degli infermi

Come per ogni altro Sacramento, occorre, anche per il sacramento dell’Unzione degli infermi, innanzitutto individuare l’evento soprannaturale, che si compie sotto il velo dei riti e dei simboli; ossia quel mistero di grazia che, per ritus et preces nella potenza (virtus) dello Spirito Santo, si realizza nelle anime dei fedeli. Tale mistero lo si comprende alla luce dell’esempio del Signore e degli Apostoli, che consegnarono alla Chiesa il loro stesso ministero di guarigione.

LA “VIA LUCIS”

DON ENRICO FINOTTI

Il pio esercizio della Via lucis nelle disposizioni della Chiesa

«In tempi recenti, in varie regioni, si è venuto diffondendo un pio esercizio denominato Via lucis. In esso a guisa di quanto avviene nella Via crucis, i fedeli, percorrendo un cammino, considerano le varie apparizioni in cui Gesù – dalla Risurrezione all’Ascensione, in prospettiva della Parusia – manifestò la sua gloria ai discepoli in attesa dello Spirito promesso (cf. Gv 14, 26;16, 13 – 15; Lc 24, 49), ne confortò la fede, portò a compimento gli insegnamenti sul Regno, definì ulteriormente la struttura sacramentale e gerarchica della Chiesa.

IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE – seconda parte

SECONDA PARTE DELLA TRASMISSIONE DI LUNEDI’ 8 APRILE 2019

A CURA DI DON ENRICO FINOTTI. 

III     Il «rito» della Riconciliazione

  1. Il nome del sacramento della Riconciliazione

Il sacramento della Riconciliazione può assumere nomi diversi: sacramento della «Riconciliazione», della «Penitenza» o della «Confessione». Tale varietà é relativa ad una o all’altra delle parti costitutive del sacramento stesso. «Confessione» indica il momento dell’accusa dei peccati, «Penitenza» indica l’itinerario o l’opera penitenziale imposta dal sacerdote. Il termine «Riconciliazione», invece, indica l’intero complesso del processo penitenziale, nel quale tutte le sue parti sono contenute. Tale termine sembra da preferire in quanto interpreta nel modo migliore l’essenza del mistero che si compie nel Sacramento, ossia la riconciliazione del peccatore con Dio e con la Chiesa, senza privilegiare alcuna delle quattro parti del sacramento, ma considerandole nella loro pari dignità e necessità.

IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE – prima parte

Il figliol prodigo

PRIMA PARTE DELLA TRASMISSIONE ANDATA IN ONDA NELLA SERATA DI LUNEDI’ 8 APRILE 2019 A RADIO MARIA A CURA DI DON ENRICO FINOTTI. 

I        Il «mistero» della Riconciliazione

  1. La «seconda tavola di salvezza»

Il mistero connesso al sacramento della Riconciliazione é l’evento soprannaturale per cui il cristiano, già rigenerato dal battesimo, ma caduto nel peccato, mosso dalla grazia divina, ritorna pentito a Dio in un nuovo abbraccio di riconciliazione e di pace.

Non si tratta propriamente di quella riconciliazione primaria che l’uomo decaduto per il peccato originale, riceve dalla misericordia divina mediante la Fede e il Battesimo che lo rendono Figlio di Dio e tempio della Santissima Trinità, bensì di una «seconda tavola di salvezza dopo il naufragio»[1], che soccorre il cristiano caduto nel peccato dopo il Battesimo.

LA MUSICA E IL CANTO SACRO NEL CONCILIO VATICANO II

 

DON ENRICO FINOTTI

Oggi occorre ritornare alle sorgenti autentiche della riforma liturgica promossa dal Concilio Vaticano II. Si devono però superare molti pregiudizi, invalsi negli anni postconciliari e oggi ancora persistenti, che hanno oscurato i principi basilari sui quali l’edificio liturgico rinnovato doveva poggiare.