I SACRAMENTI IN GENERE

Pala dei sette Sacramenti 1450, Rogier van der Weyden

DON ENRICO FINOTTI     

1. Il termine ‘sacramento’ o ‘mistero’

Il termine latino ‘sacramento’ corrisponde al termine greco ‘mistero’. Mentre i latini parlano di ‘santi Sacramenti’ i greci parlano di ‘santi Misteri’, ma la realtà é identica.

‘Sacramento’ allude ad una realtà sacra ad un evento che riguarda Dio e la sua azione soprannaturale, che santifica l’uomo.

‘Mistero’ allude alla medesima realtà con un’accentuazione, tipica dell’Oriente, che evidenzia maggiormente il senso del silenzio adorante e contemplativo. Infatti, la pronunzia del termine ‘misterion’ implica un chiudere le labbra, che vuol significare il silenzio sacro, che nasce spontaneo davanti al mistero e manifesta l’estasi e lo stupore adorante che aleggiare lì dove si celebrano degnamente i santi misteri.

LA DOTTRINA EUCARISTICA IN SAN TOMMASO E NEL CONCILIO DI TRENTO

Benedetto XVI, Celebrazione del Divino Sacrificio, Cappella Sistina

 

FABIO BERTAMINI

  1. Il sacrificio eucaristico nella Summa Theologiae

 San Tommaso non ha un trattato specifico sul «sacrificio della Messa», tuttavia ne parla in modo chiaro ed approfondito nella terza parte della Summa. Secondo Tommaso vi è un duplice modo di considerare l’eucaristia: come sacramento oppure come sacrificio (III, q. 79, a. 5).

Come sacramento, l’eucaristia è una realtà sacra che contiene il corpo di Cristo stesso, vittima di salvezza (q. 73, a. 4, ad 3). «L’eucaristia è il sacramento perfetto della passione del Signore, in quanto contiene Cristo stesso che ha sofferto» (q. 75, a. 5 ad 2), non solo quindi secondo significato o figura ma nella sua realtà oggettiva (q. 75, a. 1).

IL CORPO DI CRISTO IN BORSETTA?  LA COMUNIONE DOVE E QUANDO VUOI?

DON ENRICO FINOTTI

Articolo pubblicato su Aleteia

La migliore risoluzione del problema posto sta nel ricordare gli orientamenti liturgici basilari, che regolano la recezione del Santissimo Sacramento. Su queste indicazioni si potrà verificare la legittimità o l’abuso delle varie prassi invalse nella vita concreta delle comunità cristiane.

 1      La Comunione nella Messa

La comunione sacramentale al Corpo (e Sangue) di Cristo è parte integrante della celebrazione del Sacrificio eucaristico. Infatti, essa costituisce il terzo dei gesti compiuti dal Signore nella istituzione della santissima Eucaristia:

prese il pane (i riti della presentazione delle offerte);

disse la preghiera di benedizione (la prece eucaristica);

lo diede ai suoi discepoli (i riti di comunione).

L’AMBIENTE LITURGICO IN TEMPO DI AVVENTO

L’austerità della chiesa
La chiesa deve presentarsi ai fedeli con segni adeguati ad esprimere il mistero di questo tempo sacro.
* L’austerità del tempo viene espressa dagli abiti liturgici violacei, e anche, nella prima parte dell’Avvento, dall’assenza di fiori, sostituiti con un addobbo di piante o festoni di verde, per evidenziare la minore austerità rispetto al tempo quaresimale.
* La graduale comparsa dei fiori potrebbe esprimere la gioia che aumenta via via verso il Natale: con la solennità dell’Immacolata si potrebbe ornare con fiori l’immagine della Madonna rinnovandoli fino a Natale.
Nella terza domenica di Avvento, domenica “Gaudete”, conviene che i fiori, in modo sobrio, compaiano anche sull’altare della celebrazione eucaristica. In questa domenica si usa il color rosaceo per annunziare la gioia delle solennità natalizie ormai vicine.
Infine un congruo ornamento floreale potrebbe anticipare gradualmente la gioia natalizia nelle ferie maggiori dal 17 al 24 dicembre, soprattutto per la solenne e gioiosa celebrazione dei Vespri di questi giorni.

La ‘corona’ dell’Avvento
La gioia dell’Avvento potrebbe venir significata dalla progressiva accensione dei quattro ceri, che esprimono la luce del Signore che viene e la crescente letizia dell’umanità che attende il Redentore. Sarebbe significativo che non ardessero altri lumi in chiesa, eccetto la lampada perenne del SS. Sacramento, per lasciare al segno della luce, che lentamente aumenta, tutta la sua espressività.
Per questo sarebbe conveniente che i quattro ceri di Avvento non venissero accesi soltanto durante le celebrazioni, ma una volta accesi con l’apposito rito, rimanessero sempre accesi notte e giorno.
I quattro ceri, posti presso l’altare, potrebbero sostituire gli stessi ceri dell’altare, che riprenderebbero la loro funzione nella notte di Natale, quando, finita l’attesa, risplenderà per noi la luce del nostro Salvatore.
Il significato dell’accensione dei ceri dell’Avvento è bene espresso dal commento che s. Agostino fa alla seconda lettera di s. Pietro:
“Noi abbiamo una conferma migliore nella parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finchè non spunti il giorno e la stella del mattino non si levi nei vostri cuori (2Pt 1, 19).
Allora, essendo un tal giorno così luminoso, non saranno più necessarie le lucerne. Non ci verrà più letto il profeta, non si aprirà più il libro dell’Apostolo; non andremo più a cercare la testimonianza di Giovanni, non avremo più bisogno del Vangelo stesso. Saranno perciò eliminate tutte le Scritture, che nella notte di questo secolo venivano accese per noi come lucerne, perchè non restassimo nelle tenebre”.

BREVE SGUARDO D’INSIEME SUI RITI DELL’AVVENTO

Il Portico della Gloria, Cattedrale di Santiago di Compostela – i Profeti

Alla luce di queste considerazioni possiamo dare uno sguardo di insieme alla composizione dei riti tipici dell’Avvento per comprenderne la loro logica e finalità.

1° Vi è un primo livello, comune ad ogni giorno liturgico, costituito dal divin Sacrificio (Messa) e dall’Ore dell’Ufficio divino. Questa struttura quotidiana che si ripete ogni giorno dell’Anno liturgico riceve tuttavia una colorazione tipica secondo la fisionomia del mistero che si celebra. Quindi il lezionario, le orazioni e i prefazi della Messa uniti agli inni, le antifone, i responsori e il lezionario dell’Ufficio divino offrono ai fedeli già un grandioso scenario per entrare, comprendere e vivere spiritualmente il mistero dell’Avvento.

LA “STATIO” DELL’AVVENTO – terza parte

Profeta con cartiglio – Il Portico della Gloria Cattedrale di Santiago di Compostela – particolare

VI     L’invocazione alla Divina Sapienza, cuore della Statio

(Invocazione alla Sapienza) La preghiera che Salomone (Sap 9, 1-11) indirizza con profonda intensità alla divina Sapienza è particolarmente indicata per la liturgia dell’Avvento.

Infatti, una delle immagini più eloquenti per descrivere la persona e l’opera del Messia è appunto quella della Sapienza, che, in importanti testi biblici, è intesa quasi come una persona distinta, che dall’eternità sta presso Dio e ne partecipa pienamente della sua stessa virtù divina.

Si pensi ai bellissimi testi del libro dei Proverbi (8, 22-36) e del Siracide (24, 1-21), che preludono a quel vertice di espressione teologica, che è il Prologo di san Giovanni (Gv 1, 1-18).

(si legge qualche versetto dei testi biblici citati)

Invocare la Sapienza divina è quindi un’implicita invocazione del Messia, la Sapienza eterna del Padre, il Logos, che era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui  niente è stato fatto di tutto ciò che esiste (Gv 1,3).

L’Invocazione alla divina Sapienza rappresenta il vertice rituale della Statio ed è cantato con grande intensità.

I ministri si inginocchiano ai piedi dell’altare e tutto il popolo si inginocchia come si è fatto all’inizio al canto del Rorate.  

LA “STATIO” DELL’AVVENTO – seconda parte

Maestro della Madonna del parto (Galleria dell’Accademia – Venezia) – attivo tra il 1390 e il 1410 circa

DON ENRICO FINOTTI

 

V   La liturgia della parola della Statio

(Lit. della Parola) La proclamazione della parola di Dio è la parte più estesa della Statio: essa è infatti una solenne liturgia della parola per una catechesi più accurata nei tempi forti dell’Anno liturgico.

(Evangeliario chiuso) L’Evangeliario, eretto sul suo trono e posto sull’altare o in una posizione veramente centrale, è l’icona visiva di Cristo, «via verità e vita», che ammaestra con autorità divina il suo popolo. L’Evangeliario è aperto nella Statio quaresimale e chiuso nella Statio di Avvento.

Il simbolo è eloquente: il tempo di Avvento celebra l’attesa del Messia e riflette nei simboli quell’oscurità che avvolgeva le menti prima della venuta del Redentore, quando ancora il libro della verità e della vita era ancora chiuso mentre tutto il creato viveva nella trepida attesa di Colui che avrebbe aperto il libro e i suoi sette sigilli (Ap 5,5).