LA MESSA PARROCCHIALE PRINCIPALE (TEMPO ORDINARIO terza parte)

 

DON ENRICO FINOTTI

La Messa parrocchiale principale nel giorno festivo[1]

“Poichè nella sua Chiesa il Vescovo non può presiedere personalmente sempre e ovunque l’intero suo gregge, deve necessariamente costituire gruppi di fedeli, tra cui hanno un posto preminente le parrocchie, organizzate localmente sotto la guida di un pastore che fa le veci del Vescovo: esse infatti rappresentano in certo modo la Chiesa visibile stabilita su tutta la terra. Per questo motivo la vita liturgica della parrocchia e il suo legame con il Vescovo devono essere coltivati nell’animo e nella pratica dei fedeli e del clero; e bisogna adoperarsi affinchè il senso della comunità parrocchiale fiorisca, soprattutto nella celebrazione comunitaria della Messa domenicale”.[2] 

LA SOLENNITÀ DEL CORPO E SANGUE DEL SIGNORE

 

DON ENRICO FINOTTI

Festa dell’Eucaristia, Corpo sacramentale  del Signore

La solennità del Corpo e Sangue del Signore, storicamente incentrata prevalentemente sull’aspetto della presenza reale di Cristo nel SS. Sacramento, deve orientarsi verso la globalità del mistero eucaristico nei suoi tre aspetti essenziali: la celebrazione del sacrificio, la reale presenza e il banchetto sacramentale. E’ il sacrosanto mistero dell’Eucaristia, indissolubilmente composto nei suoi elementi, che rappresenta l’oggetto di questa solennità.

Le norme liturgiche vigenti esprimono con chiarezza l’unità del mistero eucaristico, quando alla centralità della celebrazione eucaristica, nella quale è possibile dare ai fedeli la santa Comunione sotto le due specie, segue la processione in cui si porta alla pubblica adorazione l’ostia consacrata nella medesima messa. I tre elementi fondamentali dell’Eucaristia: il sacrificio, la comunione e l’adorazione, ricevono la massima espressione celebrativa.

IL “CORPUS DOMINI” NELL’ANNO LITURGICO seconda parte

A CURA DELLA REDAZIONE 

Dall’Eucaristia nasce e si sviluppa continuamente la Chiesa, inizio e germe del Regno di Dio nel mondo.

* La processione eucaristica, tipica della solennità del Corpus Domini” esprime egregiamente questo mistero. Infatti la Chiesa è inviata in tutto il mondo ad annunziare il Vangelo e a nutrire gli uomini col Pane della vita. L’incedere in processione esprime la sorprendente diffusione secolare della Chiesa nei vari continenti “fino agli estremi confini della terra”.

IL TRAMONTO DEL SABATO (TEMPO ORDINARIO seconda parte)

 A CURA DELLA REDAZIONE

“Benchè il giorno liturgico, come il giorno astronomico, decorra dalla mezzanotte alla mezzanotte, la Chiesa nella celebrazione della Domenica ha conservato l’uso biblico di computare come inizio del giorno la sera : “ E fu sera, e poi mattino: il primo giorno” (Gen 1, 5). Infatti, secondo le parole di s. Leone Magno la Domenica è “il giorno della risurrezione del Signore, il cui inizio, come è noto, è fissato la sera del Sabato”.
Questa è la vera ragione per cui si sono sempre celebrati i primi vespri della Domenica e per cui la sede apostolica, per provvedere alle necessità della nostra epoca, dà alle conferenze episcopali che la chiedono, la facoltà di anticipare la sera del Sabato la messa della Domenica successiva” (CONSILIUM, n. 260).
Questa disposizione, recepita nel Codice di Diritto Canonico, è ora legge universale della Chiesa e non si può più parlare di messa prefestiva, ma festiva a tutti gli effetti in tutta la Chiesa Cattolica.

IL “CORPUS DOMINI” NELL’ANNO LITURGICO prima parte

Gandino (Bergamo) – Processione del Corpus Domini

A CURA DELLA REDAZIONE

Per una completa comprensione del ‘Corpus Domini’ conviene innanzitutto considerarlo nel piano di educazione alla fede che la Chiesa, nostra Madre, offre a tutti i suoi figli: l’Anno Liturgico.

* Nei primi sei mesi, da dicembre a maggio, la Chiesa celebra il mistero di Cristo, ossia celebra le tappe della vita del Signore, distribuite nella successione delle feste e dei tempi sacri.

L’attesa secolare del Salvatore da parte dei Patriarchi e dei Profeti (Avvento); l’ incarnazione, la nascita e l’infanzia del Signore (Tempo di Natale); il suo battesimo, i miracoli e il mistero della sua vita pubblica (Domeniche dopo l’Epifania); il suo viaggio decisivo verso Gerusalemme dove affronterà la passione (Quaresima); la sua passione, morte, sepoltura e risurrezione (Triduo Pasquale); le sue apparizioni come risorto (tempo pasquale); la sua ascensione al cielo (Ascensione); l’attesa dello Spirito Santo (novena di Pentecoste); la discesa dello Spirito Santo

IL TEMPO ORDINARIO prima parte

 

DON ENRICO FINOTTI

“Oltre i tempi che hanno proprie caratteristiche, ci sono trentatré o trentaquattro settimane durante il corso dell’anno, le quali sono destinate non a celebrare un particolare aspetto del mistero di Cristo, ma nelle quali tale mistero viene piuttosto venerato nella sua globalità, specialmente nelle domeniche. Questo periodo si chiama tempo “per annum”, o tempo ordinario.

Il tempo “per annum” comincia il lunedì che segue la domenica dopo il 6 gennaio e si protrae fino al martedì prima della Quaresima; riprende poi con il lunedì dopo la Pentecoste per terminare prima dei primi vespri della I domenica di Avvento.

Allo stesso modo vengono utilizzati i formulari per le domeniche e le ferie che si trovano nella liturgia delle ore e nel messale”.[1] 

LA MESSA ANCHE IN ASSENZA DEI FEDELI?

Chiesa dell’Inviolata – Riva del Garda – Santa Messa nella memoria liturgica del beato Antonio Rosmini

 

 

A CURA DELLA REDAZIONE

Si dà molta importanza all’assemblea, ma la Messa può essere celebrata anche senza assemblea come i sacerdoti recitare l’Ufficio divino da soli. Vorrei capire di più.

Non c’è alcun dubbio che il Signore Gesù rinnova il suo Sacrificio sacramentale ogni volta che un sacerdote, pur nella solitudine di un eremo, celebra l’Eucaristia. In tal senso la Chiesa raccomanda ad ogni sacerdote la celebrazione quotidiana della Messa anche in assenza dei fedeli. Tuttavia questa non dovrebbe essere la situazione ordinaria che invece prevede il raduno di un’assemblea liturgica per quanto ridotta, ma visibile e reale. La stessa cosa potrebbe essere detta anche dell’Ufficio divino. Infatti nella riforma della Liturgia delle Ore si raccomanda vivamente che le Ore canoniche siano celebrate in comunità o anche in piccoli gruppi, evidenziando in tal modo la dimensione ecclesiale della preghiera liturgica. Si deve tuttavia ricordare, che sempre, anche nel caso dell’assenza totale dei fedeli, l’assemblea della Chiesa è sostanzialmente presente, non solo attraverso la rappresentanza ufficiale del sacerdote che impersona al contempo Cristo Capo e la Chiesa, ma anche nella reale presenza mistica della Gerusalemme del cielo, che mai abbandona l’altare quando si celebra il Sacrificio e mai è estranea alla lode divina, anche se elevata nel segreto di una recita individuale da un ministro a ciò deputato dalla Chiesa.

L’URGENZA DI UNA VERA FORMAZIONE LITURGICA

A CURA DELLA REDAZIONE

Ci si meraviglia della creatività dei sacerdoti, ma i maggiori danni sono fatti da altre persone impreparate e poco rispettose della liturgia. Penso ai cori o a certi lettori e commentatori, come anche a certi sacristi tutto fare. Che ne dite?

In una diffusa mentalità, che possiamo chiamare ‘clericale’ si continua a puntare il dito sui sacerdoti celebranti, quali unici responsabili degli abusi liturgici, o comunque di celebrazioni sciatte ed incolori, senza quell’unzione spirituale che sarebbe richiesta. Ciò è vero certamente, ma solo parzialmente. Infatti, soprattutto il novus ordo implica una molteplicità di ministeri con autonomia e competenza specifica. La proclamazione della Parola è fatta dai lettori, il canto dai cantori, la preparazione rituale dagli accoliti e dai sacristi. Troppo facile quindi e ingiusto incolpare i soli ministri sacri. E’ vero che essi sono i primi educatori alla liturgia e i più esposti nel rito avendo un ruolo centrale di presidenza e di predicazione. Tuttavia è anche vero che la proclamazione della Parole scade se il lettore è inetto e così il canto, ma anche l’ambiente, gli abiti e l’addobbo liturgico scadono con sacristi impreparati e privi di amore e buon gusto. Un circolo ben più vasto di ministri quindi incide sulla qualità spirituale e sulla proprietà liturgica dei riti. Si tratta allora di mettere in agenda non solo la formazione liturgica del clero, ma anche quella dei collaboratori liturgici e pastorali ai diversi livelli. Anzi in non pochi casi sono proprio i laici ben preparati a supplire all’insufficienza dei sacerdoti.

 

IL MIO E IL VOSTRO SACRIFICO – Un nuovo testo di don Enrico Finotti

 

A CURA DELLA REDAZIONE

Troppo spesso si ritiene che il dibattito liturgico sia questione di competenti in ambiente accademico, ma in realtà la liturgia è vita quotidiana dell’intero popolo di Dio e soprattutto dei fedeli semplici che vi si accostano con stupore di fede e umiltà di cuore. Proprio da loro vengono fatte le domande più impensate, non prive di profondità spirituale, che rivelano l’azione misteriosa dello Spirito Santo nelle membra del Corpo mistico di Cristo. A queste domande la nostra rivista Liturgia: culmen et fons ha sempre riservato una attenzione particolare nella rubrica: Domande del lettore. Un grazie cordiale al maestro prof. Aurelio Porfiri, che ha voluto raccogliere una parte di tali interventi per offrirli ad un pubblico più vasto interessato all’approfondimento della liturgia in vista di una più cosciente e fruttuosa partecipazione. La raccolta rispetta il carattere di occasionalità ed immediatezza delle domande/risposte pubblicate nei vari numeri a tema monografico della rivista Liturgia: culmen et fons. Si dovrà quindi tener presente la loro non organicità tematica e la diversa estensione delle risposte a seconda degli argomenti. Si noterà la spontaneità di interventi che vanno da una semplice informazione funzionale per lo svolgimento decoroso di un qualche servizio liturgico, alla richiesta di sorprendenti chiarificazioni di natura teologica e spirituale espresse dai normali fedeli delle nostre comuni parrocchie. Una maggiore comprensione del senso e del contesto delle singole domande/risposte, qui raccolte, si potrebbe avere leggendole nel contesto del tema monografico trattato nel numero specifico della nostra Rivista in cui furono originariamente pubblicate. Auguro che questo strumento susciti sempre più l’interesse per una vera ed autentica conoscenza della liturgia della Chiesa nell’umile popolo di Dio.

LA LETTERA E LO SPIRITO NELLA LITURGIA quinta parte

 

DON ENRICO FINOTTI

Il diritto liturgico ha subito un notevole attacco nell’attrito tra la legge (la lettera) e lo spirito. Questa discussione, sempre più accesa dal postconcilio ad oggi, ha influito non poco su una equivoca interpretazione dei documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II e ha creato un clima di sfavore e di sospetto su ogni normativa e in particolare riguardo al Codice di Diritto Canonico. L’insegnamento del magistero ha costantemente indicato la giusta via mantenendo l’equilibrio cattolico dell’etet e rifuggendo dall’aut-aut protestante. Quindi la legge deve sempre comporsi con lo spirito e lo spirito trova la sua interpretazione più autentica nella lettera della legge.